di Ingrid Atzei
E così la Stella di David, effigie dell’identità israeliana, intende impiantare, con ben due progetti diconsi due, dei ciclopi provvisti di elici giusto giusto sul Golfo degli Angeli e prossimi agli inurbati di Sinnai, Maracalagonis, Settimo San Pietro e Soleminis. È Mauro Pili a rivelarcelo in un suo lungo e documentato articolo pubblicato su L’Unione Sarda del 9 ottobre.[1]
La stella dell’unità israeliana, evidentemente “rispettosa” dell’identità dell’intero popolo sardo – al quale, per inciso, appartiene l’impronta del piede di Dio e il quale, sempre per inciso, dimora quotidianamente da millenni sull’inconfondibile Kadossene, ovvero la Terra Santa[2] – rassicura tutti noi che le sue altissime torri eoliche non deturperanno il panorama della nostra santa terra poiché in progetto è contemplata l’accortezza di colorarle con nuances che s’integrino perfettamente nel paesaggio… Come si fa con carri armati, mimetiche e artiglieria, insomma.
Velatamente ci stanno dicendo che si tratta di un assalto permanente al nostro territorio, in aree anche tutelate, ma ce lo spacciano per rispetto, attenzione e sensibilità. Quasi quasi viene da commuoversi!
Suvvia, ma davvero qualcuno crede che l’opporsi alla speculazione energetica sia un problema di distonie cromatiche? E davvero qualcuno pensa che l’assalto alla nostra terra sia risolvibile con un adeguato criptismo? Cioé parliamone, perché, detto tanto per fugare ogni dubbio, non è un problema di look, signori belli. E, a ‘sto proposito, mi domando quali nuances abbiano scelto gli invasori per farci digerire l’assedio. Se penso all’orizzonte marino del primo progetto, i colori saranno verosimilmente una qualche sfumatura di bianco e una qualche sfumatura di blu che non per pensar male ma mi ricordano i colori della bandiera israeliana. Se penso all’orizzonte naturale degli inurbati interessati dal secondo progetto, direi che sempre massimamente sulle medesime nuances ci si dovrà attestare. Lo so, faccio al solito la “solfosmista” (quella che sente la puzza di bruciato da lontano), ma niente niente si tratta, ancora una volta, di perculamento?…
Ovviamente, a parte i colori meravigliosamente integrati nel paesaggio, a evidenziare la presenza degli impianti ci saranno inoltre – ma è un dettaglio di poco conto – i necessari occhi rossi delle luci di segnalazione. Però quelle fanno Natale dodici mesi su dodici; perciò, tutto sommato, chissenefrega? Il problema più grosso, “pratobellini” e “referendini del no”, è risolto con la vernice giusta!
Come dite, c’è dell’altro? Scarsa o nulla attenzione alle aree archeologiche, all’accoglienza negli inurbati tipici isolani, alle rotte ittiche e di pescaggio, nonché il confondimento che tali nuances “salvapaesaggio” arrecheranno agli uccelli, tanto per elencare qualche lievissimo problemuccio e non dilungarsi troppo.
Eh, ma davvero non siete mai contenti; vi vengono incontro accollandosi la spesa di qualche mano di pittura ad hoc e voi state lì a puntare i piedi! Più remissivi dovete essere ché questi sono israeliani; a questi mica gli potete dare degli speculatori che rischiate di divenire antisemiti per traslazione o per la nota proprietà transitiva… energetica.
A ‘sto giro, abbiamo a che fare con gli armocromisti della transizione energetica; degli esperti, insomma, e pure a gratis. Dunque, se proprio non vi fate una ragione della speculazione in terra sarda, almeno gioite al mimetismo green che rimette in pace gli animi. Ah, dico io, finalmente un’idea vincente: il green camouflage!
Che poi, a ben vedere, sai che slogan efficaci per attirare il turismo verrebbero fuori. Non so, qualcosa del tipo: Sardegna, l’isola dall’outfit evergreen. Oppure: Sardinian green camouflage, il look energetico delle vostre vacanze. Sa o no di corroborante per una ripartenza lavorativa a prova di multivitaminico? Oppure, potremmo proporre dei pacchetti attraenti con offerte del tipo: La Sardegna tra storia e innovazione: archeo-escursione + environmental energetic crypticism. Insomma, tutta robetta da paradiso terrestre. E, finalmente, ci butteremo alle spalle quel turismo stantio da paesaggio pure incontaminato ma monotono, e da mare cristallino sì ma piatto come qualunque distesa d’acqua. Puntiamo sull’innovazione e ne guadagneremo in attrazione! Oddio, mi rendo conto di essere passata in “modalità slogan”, solo l’idea della transizione in chiave armocromistica e già mi si sprecano le idee. Evviva!
[1] Link qui https://www.unionesarda.it/news-sardegna/gli-israeliani-del-vento-circondano-cagliari-ipc39l3e .
[2] Da qdsh che, in ebraico, sta a significare madre santa, nel senso proprio di santa terra madre.