di Pino Cabras

La testata on line Linkiesta ha lanciato una campagna dai toni delatori estremisti e persecutori (in nulla simile a una normale inchiesta giornalistica) a carico di due reporter indipendenti italiani, Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso, che da ben prima del 2022 danno una pregevole copertura giornalistica alle vicende del conflitto innescato dalla classe dirigente ipernazionalista che nel 2014 ha preso il sopravvento a Kiev.
Dobbiamo soprattutto a Lucidi, Lorusso – e a pochi altri – quei pochi brandelli di verità sottratti in Occidente alla gigantesca macchina di pubbliche relazioni menzognere e guerrafondaie messa su dalla combinazione NATO-UE, sia sulla guerra ucraina sia sul complesso delle relazioni con la Federazione Russa.
Roba da far venire un travaso di bile grande quanto il battaglione Azov a una redazione iper-atlantista come quella di Linkiesta, che attinge a tutto il medesimo copione ripetuto paro paro da tutte le testate che compongono il coro maccartista della NATO e dell’Unione Europea. Dunque non possono essere sopportabili due giornalisti che hanno dato notizie dimostratesi attendibili per tutto il tempo in cui invece i corifei atlantisti diffondevano “notizie” sul Putin malato terminale che si curava in vasche di sangue di cervo.
Linkiesta invita la Farnesina a prendere provvedimenti, definendo Lucidi e Lorusso «i due italiani che fanno da megafono alle bugie del Cremlino». Addirittura «il primo è stato più volte segnalato dagli ucraini a Tajani, ma Roma non ha mai mosso un dito», disdetta, perché invece sarebbe per loro preferibile calarsi le brache davanti a Kiev (da loro rigorosamente chiamata Kijv), dove il governo chiude tutte le testate dissenzienti, tutte le televisioni, tutti i partiti di opposizione, ma deve essere illustrato come l’avamposto della democrazia contro la barbarie. Come un cannibale presentato come vegano.
Linkiesta, dopo i suoi memorabili editoriali in cui gettava fango su chi si batteva per liberare Assange, dopo essersi distinta in ogni acrobazia giustificazionista carpiata per gettare miele sui massacri di Israele a Gaza e non chiamarli genocidio, ha per contro la sfrontatezza più squallida per affermare – con sprezzo del ridicolo – che Lucidi e Lorusso «svolgono un’attività giornalistica che diffonde contenuti giustificazionisti della politica genocidaria del Cremlino». Perché i picciotti di Stoltenberg e di Rutte sono fatti così: dove i genocidi ci sono e si chiamano Netanyahu, non se ne deve parlare. Dove invece i genocidi non ci sono, si inventano e vengono chiamati Putin. Se no come fai a giustificare chi chiude gli ospedali per ingrassare invece sia i fabbricanti di armi sia – laggiù a “Kijv” – gli oligarchi più insaziabili d’Europa?
Se ti lamenti sei un putiniano, dunque un bersaglio cui dare la morte civile. Per dare la morte tout court i servizi ucraini non si farebbero problemi, lo hanno fatto con persone dapprima “segnalate” dai siti di delazione violenta. In questo caso la segnalazione si limita a invocare che gli uomini di Zelensky impartiscano ordini al governo italiano e alle autorità europee affinché i due giornalisti italiani siano colpiti da un nuovo pacchetto di sanzioni, trattati da «propagandisti e agenti stranieri» cui imporre «il blocco dei beni e divieto di viaggi internazionali».
L’articolo firmato da una delle ballerine di corteo della russofobia più spinta, tal Massimiliano Coccia, a un certo punto molla gli ormeggi e perde ogni veste giornalistica per ridursi al comunicato questurino del ministero dell’interno ucraino, con una lista della spesa che pretende che l’Europa usi ogni mezzo atto a spegnere i reportage di Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso.
Articolo 21 della Costituzione non pervenuto, ovviamente.
La norma costituzionale sulla libertà di stampa non è infatti di casa a Linkiesta. Come non è di casa a Il Foglio, quotidiano presso cui è stato redattore già ai tempi della fondazione il direttore di Linkiesta, Christian Rocca. Ebbene dobbiamo ricordarlo, a questi cacciatori di influenze straniere, che cos’è Il Foglio: è un giornale idrovora fondato da un asset della CIA, percettore di oltre 61,5 milioni di euro di finanziamenti pubblici per spiegare all’inclita e al colto le virtù del libero mercato. Una volta che ti abitui a certe forme di parassitismo non ne esci più.
Il lupo perde il pelo ma non il vizio, solo che questo è uno strano lupo che è anche bue, perché dice cornuto all’asino intanto che porta in testa l’ornamento dei finanziamenti pubblici dei veri iniziatori della guerra. Di cosa parlo, in particolare?
Parlo del fatto che Christian Rocca è anche direttore del periodico in lingua ucraina Slava Evropi realizzato con il sostegno del Parlamento Europeo, che ha cofinanziato l’iniziativa nell’ambito del programma di sovvenzioni per la comunicazione. Partecipano al progetto Linkiesta e il giornale ucraino Evropeiska Pravda (uno di quelli autorizzati perché filo NATO, gli altri sono stati chiusi).
Traduciamo la situazione: l’Europa, ormai presa in ostaggio dai paesi che fanno le marce con gli ex SS, fa risoluzioni sempre più frequenti per diffondere una corrente di russofobia in tutto simile alle campagne antifrancesi dei tedeschi e antitedesche dei francesi durante la prima guerra mondiale, con un crescente corpus giuridico che include dosi sempre più pesanti di censura, persecuzione, razzismo istituzionale, odio senza diluizioni camuffato di “campagne contro l’odio”, e include infine il sostegno a testate ad hoc che reggano tutta la propaganda.
Da dieci anni in qua la NATO, attenta alla “guerra della percezione,” ha sviluppato un Manuale di Comunicazione Strategica per coordinare pubbliche relazioni, diplomazia e operazioni psicologiche, collaborando con grandi aziende come Google e integrando la sua azione con le istituzioni UE. Hanno fretta di arrivare a nuove escalation e i giornalisti a libro paga della CIA non saranno mica finiti con la fondazione del vecchio Foglio. Tutto ora avviene semmai a spese del contribuente europeo.
L’approccio dell’ecosistema informativo atlantista è lo stesso che assumerebbe uno tsunami se avesse una personalità: gli ostacoli vanno travolti, catene di comando emanano ordini dettagliati per togliere di mezzo il giornalismo scomodo e bollarlo come propaganda del Nemico, zelanti esecutori nelle redazioni battono i tacchi e poi le tastiere. L’insana corsa verso la guerra, vista come il vero progetto e il vero destino che i padroni dell’anglosfera vogliono assegnare all’Europa, non ammette diserzioni, dissonanze, dubbi. E se hai una certa propensione per il denaro pubblico è fatta: puoi indossare direttamente la casacca del Marchese Del Grillo. Io so’ io e voi non siete NATO.
Fin qui il giornalismo. Poteva mancare il PD? No che non poteva mancare. Ce lo ricorda Francesco Toscano in un post: «Un certo Losacco (immaginiamo “Losacco” di cosa) del PD chiede a Tajani di intervenire contro i reporter Andrea Lucidi e Vincenzo Lorusso, accusati di raccontare l’evoluzione del conflitto russo-ucraino in maniera autonoma, senza cioè limitarsi a pubblicare le veline fasulle partorite dalla fervida fantasia delle teste d’uovo della Nato. Le richieste di questo signore, che pretende di condizionare l’attività di due giornalisti di inchiesta, sono palesemente eversive e contrarie all’art. 21 della nostra Costituzione. La magistratura convochi Losacco per chiedere spiegazioni urgenti.» Il senatore Alberto Losacco è componente della delegazione italiana all’Assemblea parlamentare NATO, non ancora un peso massimo come la vicepresidente PD del Parlamento Europeo, Pina Picierno, della quale già il 7 marzo 2024 ebbi modo di registrare le posizioni contro l’artista Jorit (che pochi giorni prima aveva stretto la mano a Putin, orrore orrore, e perciò andava inserito nella lista degli individui soggetti a sanzioni e ai quali revocare ogni commessa di lavoro). Rievoco il tutto qui di seguito:
SIAMO IN PIENO «PICIERNISMO».
La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.
Anche la caccia alle streghe contro gli intellettuali e gli artisti si ripete due volte: la prima come «Maccartismo», la seconda come «Piciernismo».
Nel Futuro le enciclopedie definiranno così il «Piciernismo»:
– Il Piciernismo fu un atteggiamento politico-amministrativo manifestatosi nella storia dell’Unione Europea a metà degli anni Venti del XXI secolo, caratterizzato da un isterismo repressivo nei confronti di persone, gruppi e comportamenti ritenuti filo-russi e quindi sovversivi.
Deve il suo nome all’allora vicepresidente del Parlamento Europeo Pina Picierno (1981-2081), che a partire dal 2024 diresse in modo trombonesco e slava-ukrainico la principale commissione per la repressione delle attività antieuropee operando attacchi personali, spesso privi di fondamento, nei confronti di funzionari governativi, uomini di spettacolo e di cultura, ecc. da lei considerati filorussi e quindi pericolosi per lo stile di vita della società europea. L’infondatezza delle accuse, spesso arbitrarie, che hanno coinvolto molte personalità di spicco della politica e della cultura italiana ed europea, ha fatto sì che il fenomeno fosse chiamato inizialmente anche “caccia alle streghe”, corretto poi dalla stessa Picierno, da Von Der Leyen, da Metsola, Meloni e Christine Lagarde in “Streghe alla caccia”. Il pezzo forte del «Piciernismo» consisteva nell’inneggiare ai valori liberali pretendendo di ridurre alla fame gli artisti che la pensavano diversamente.
Il «Piciernismo» è stato anche una corrente minore del «Draghismo», con il quale aveva in comune il rifiuto dell’aria condizionata a favore della pace.
Dopo la catastrofica crisi che travolse l’Unione europea, il termine «Piciernismo» rimase in uso nella polemica politica soprattutto per indicare una russofobia radicale e preconcetta, particolarmente ipocrita in quanto portata a baciare le pantofole dei dirigenti israeliani.
Il «Piciernismo» fu particolarmente accanito nei confronti di chi voleva firmare per consentire a Democrazia Sovrana e Popolare di presentarsi alle elezioni europee, perché un eventuale successo di una forza politica così diversa rischiava di creare le condizioni per una vera democrazia.
Il resto della voce enciclopedica lo scriverete voi.
Massima solidarietà a Jorit. Sconfiggiamo insieme il «Piciernismo».
Ecco, oggi massima solidarietà ad Andrea Lucidi e a Vincenzo Lorusso. Massima solidarietà a chi non vuole farsi travolgere dalle scimmie urlatrici dell’interventismo, dai Mussolini che un secolo fa spingevano alla guerra fondando nuovi giornali con il portafogli gonfio di sterline e dai Mussolini di oggi che vogliono allegramente spingerci alla guerra con una potenza nucleare. Intellettuali organici della terza guerra mondiale a libro paga di un Occidente suicida.
Ho appreso da pochissimo una fantastica notizia che getta una nuova luce sul mio post e soprattutto sulla vicenda trattata. Un lettore mi segnala che il sig. Coccia è marito di Pina Picierno.
Tutto in famiglia, insomma: i vertici delle istituzioni europee incitano a mettere sul lastrico i giornalisti dissenzienti e a finanziare quelli consenzienti. I mariti dei vertici sono consenzienti. Non è meraviglioso?

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