di Luisa Cighetti

Prendo spunto da questa foto scattata al Presidio La Rivolta degli Ulivi (prima che lo sbaraccassero, s’intende) per proporre un provocatorio menù di Natale.

Iniziamo, come da consuetudine, con l’antipasto:

  • prosciutto affumicato dei monti incendiati della Sardegna (incendi dolosi per fare posto ai progetti green)
  • salame rigorosamente affettato con le pale eoliche.

Proseguiamo con il primo e uniamo terra e mare:

  • pasta al tonno sopravvissuto di Carloforte e capperi selargini espiantati per fare posto ai progetti green.

Introduciamo ora i secondi sempre con un occhio alle proposte di terra e a quelle di mare:

  • pecora mutante da Quirra (giusto per avvelenarci un po’)
  • tocchetti di maiale rosolati al fotovoltaico
  • pesce fresco radioattivo dalla Maddalena
  • ricci dal poligono di tiro di Teulada.

Accostiamo un bel contorno a base di:

  • funghi di Portovesme, tagliati freschissimi accanto alle fabbriche. Questo genere di fungo è del tipo boletus inquinatis, saporito e tenero.

Per fare contenta la ue (rigorosamente minuscolo), non può mancare qualcosa di esotico da collocare nel menù un po’ dove vi pare:

  • zampette di grillo condite con sughetto alla Sion.

Ed ora, largo ai dolci:

  • pirichittus de bentu e seadas con il miele delle api morte di Uta.

Il tutto generosamente innaffiato da vino doc proveniente da vitigni estirpati per far posto ad un parco eolico.

Naturalmente, come vuole la tradizione, questo sarà un menù condiviso, perciò si accettano suggerimenti per arricchirlo.

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