di Ingrid Atzei

In Versi e prose giovanili, raccolta di scritti di Grazia Deledda curata da Antonio Scano, è compresa una meravigliosa poesia che s’intitola Paesaggio di Granito. Mi piace riportavene un frammento come introduzione al discorso sul “green a piè sospinto” che faremo tra breve.

I boschi d’elci coprono le cime

delle dolci montagne, le più belle,

le più verdi montagne che un poeta

possa veder in sogno.

O mio forte Orthobene, che rinchiudi

Il cerulo orizzonte, la visuale

Consueta dei giorni solitari,

dolcissima muraglia

che i sogni miei l’attieni e li respingi

col vento della notte silenziosa,

riflettere potess’io nei versi miei la grigia, alta e superba

poesia dei graniti scintillanti

nel sardo cielo diafano e profondo,

dei boschi alti e solenni qual visione d’asceta innamorato!

 

Orbene, dal 5 aprile 2024, parte del millenario paesaggio che tanto mosse l’animo poetico della Deledda, nello specifico quello che ricomprende la miniera di Sos Enattos, può dirsi salvo dall’assalto dell’eolico perché un emendamento della Lega al Decreto Pnrr approvato in Commissione Bilancio al Senato stabilisce che non si possa dar luogo a progetti sulle rinnovabili in prossimità di infrastrutture strategiche per il paese.

In precedenza, era il 30 gennaio 2024, la sentenza numero 63 del Tar Sardegna aveva stabilito che l’ambiente, che si vorrebbe tutelare con le rinnovabili, ed il territorio, col proprio paesaggio espressione di riconoscimento identitario, culturale e valoriale, sul quale incidono boschi, macchia mediterranea e beni storico-archeologici sono tutelati alla pari e, in quanto il territorio preesistente, esso non può soccombere per un progetto di produzione di energia rinnovabile. (Per quanti volessero approfondire, la sentenza è riportata a questo link  https://www.osservatorioagromafie.it/wp-content/uploads/sites/40/2024/01/tar-sardegna-63-2024.pdf . Di particolare interesse è il punto 10.)

Be’, sappiate che, ciononostante, profittatori senza scrupoli, né dimestichezza alcuna con la Storia del nostro popolo, la nostra affezione per il nostro territorio e per le sue naturali risorse hanno deciso di puntinarlo con pale eoliche alte fino a 270 metri. Insomma, come passare dal sogno della fine scrittrice nuorese all’incubo di uno spregiudicato fagocitamento dello splendore che abbiamo ereditato per nascita.

Vi devo informare, infatti, che la follia del green ad ogni costo, agevolata dal Decreto semplificazioni dell’ex Premier Mario Draghi (per approfondire: https://economiacircolare.com/semplificazioni-rinnovabili/) e approvato nell’aprile 2022, consente al Consiglio dei Ministri di dare l’ok ad impianti di rinnovabili senza passare per una valutazione del loro impatto sull’ambiente. Il che significa che ci ritroveremo a sette chilometri da beni sottoposti a tutela (paesaggistica e storica) delle belle distese di pale eoliche e, udite udite, ad appena un chilometro di distanza delle rilassanti distese di pannelli fotovoltaici (per approfondire: https://www.edilportale.com/news/2022/05/risparmio-energetico/rinnovabili-piu-estese-le-aree-idonee-all-installazione_88832_27.html ). Son soddisfazioni mica da niente! E lo scempio isolano sarà totale, passando dal depredamento offshore a quello degli oltre 280 paesaggi caratteristici del nostro suolo.

Ciò detto, perché la candidatura della miniera di Sos Enattos quale sito per la realizzazione del prezioso Einstein Telescope, ovvero quell’infrastruttura altamente tecnologica avente la funzione d’intercettare il suono dell’universo e, quindi, le sue onde gravitazionali, era a rischio ed è stato necessario intervenire con un emendamento ad hoc?

Perché, per funzionare al meglio, questo potente “orecchio” ha bisogno di cinque caratteristiche fondamentali:

  1. un territorio a bassissimo rischio sismico,
  2. una bassa densità abitativa per evitare vibrazioni antropiche di fondo,
  3. pochissimo rumore,
  4. di ridurre al minimo l’impatto ecologico, e a Lula sarebbe possibile poiché il sito è quello di una miniera,
  5. una generazionale competenza del settore minerario che consentirebbe di condurre i lavori per la realizzazione del sito ad un costo più contenuto.

 

Bene, tra queste cinque caratteristiche quelle che sicuramente avrebbero disturbato l’infrastruttura in termini funzionali (non che degli altri tre parametri non ce ne cali alcunché ma prendiamo i parametri più evidenti) sono il rumore e le vibrazioni generate dalle turbine eoliche. E così Sos Enattos sarebbe tranquillamente finito in fondo alla lista di candidati. Per fortuna, pare che il progetto, assieme al paesaggio circostante, sia salvo grazie all’emendamento.

Ma non tutti i siti individuati per gl’impianti di rinnovabili godono della medesima condizione di porzioni di territorio selezionate per progetti infrastrutturali di tipo strategico. E per essi pare non valga nemmeno quanto stabilito dalla sentenza numero 63. In quel di Saccargia e di Selargius, tanto per citare le iniziative di contrarietà alla furia green più recenti, s’ha da battagliar, perché quanto inserito nell’articolo 7 del Decreto Aiuti, l’ultimo in ordine di tempo emanato dal governo Draghi, non lascia tanti margini di trattativa, oltre a presentarsi più miope dei sassi. L’articolo 7 prevede, infatti, per il Consiglio dei Ministri maggiori poteri sulle concessioni per impianti di rinnovabili. E precisa molto chiaramente, come già anticipato sopra, che le decisioni del CdM sostituiscono ad ogni effetto il provvedimento di VIA ovvero quello di Valutazione d’Impatto Ambientale. (Per approfondire, cfr ancora: https://economiacircolare.com/semplificazioni-rinnovabili/ ).

In definitiva, dal momento che non abbiamo infrastrutture strategiche sparse in ogni centimetro di suolo isolano, dalla furia green che s’accanisce proditoriamente, ignorantemente e meschinamente sulla Sardegna, che già è pressoché autosufficiente dal punto di vista energetico, dal momento che il 95% del consumo è in capo alle rinnovabili, avremmo in eredità solo danni incalcolabili e la distruzione totale ed irrimediabile del nostro specialissimo suolo che finirà per essere spartito tra servitù militari, impianti green (o pseudo tali), ettari ed ettari consegnati a gigantesche batterie, cimiteri di pale eoliche dismesse (teniamo conto, inoltre, che le pale sono composte da fibre di vetro e resine epossidiche e queste ultime rilasciano il Bisfenolo A, pericoloso sia per l’ambiente che per gli animali e l’uomo (per approfondire cfr https://www.certifico.com/id/4207 ) e mare depauperato delle proprie risorse ittiche. Ai quali si aggiungono: rotte crocieristiche compromesse, beni storici mostruosamente violati, paesaggio immiserito, orizzonte sfregiato, settore turistico devastato, settore agropastorale destinato a scomparire, aumento dei costi di tutti i prodotti della filiera alimentare poiché non potremmo più produrre le materie prime, generale decremento delle opportunità lavorative, inospitalità del territorio che perderà le proprie caratteristiche di vivibilità e, tanto per non sottovalutare alcunché, diventeremmo i primi candidati ad essere pericoloso bersaglio in caso di conflitto mondiale, giacché le infrastrutture energetiche sono tra i primi obiettivi d’interesse per ovvie ragioni. Ma, tutto sommato, a ben vedere in qualcosa resteremmo i primi della lista… D’altra parte, la Sardegna è solo un isolotto poco popolato che galleggia in mezzo al Mediterraneo; se anche venisse colpita calerebbe a picco sola soletta o resterebbe a galla fatta a brandelli inabitabili dando al Continente il tempo d’attrezzarsi per la salvezza. Come si dice? Lontani dagli occhi lontani dal cuore. E poi, per i decisori l’importante è ritenere, in caso di attacco, di potersi salvare il cu… No, non il cuore; ovviamente. Quello è già stato consegnato ai guardiani dell’Inferno.

Un pensiero su “L’Einstein Telescope sconfigge gli Einstein del green, ma la medesima logica vincente non può aiutare il resto della Sardegna”

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