di Ingrid Atzei
All’ultimo Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite il Ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, dopo aver ribadito le responsabilità della NATO in merito alla crisi ucraina e la reiterata distrazione dell’ONU nei confronti delle violazioni dei diritti umani commesse da parte degli stessi Ucraini, ha fatto notare come, nell’eventualità di conflitto globale, gli Stati Uniti siano convinti che ad avere la peggio saranno i paesi europei. Non solo loro, tuttavia… Infatti, la NATO si sta adoperando per minare l’ASEAN – l’Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico – fondata con l’intento di favorire il progresso economico delle regioni del mondo in essa impegnate. Questo agire della NATO significa che la stessa America ha bisogno di limitare gli schemi di progresso economico che essa ha promosso, ovvero quelli basati sulla fede assoluta nella crescita che ben connota la visione capitalistica.
A tal proposito, sono interessanti le parole che scrive Y. N. Harari in Homo Deus: «Da questa fiducia nel valore supremo della crescita il capitalismo trae il suo primo comandamento: reinvesti i tuoi profitti per aumentare la crescita». Ovvero l’idea che sintetizza lo storico è che, con il capitalismo, il profitto di ciascuno non sarà paragonabile ad una fetta della più o meno grande torta globale che rappresenta l’insieme dei guadagni possibili; no, ognuno avrà una torta intera per sé. Questo principio ha, appunto, vacillato quando è stato evidente che Russia e Cina hanno inteso bene di emanciparsi totalmente dall’egemonia capitalistica americana ed applicare con profitto gl’insegnamenti ricevuti. Tale indipendenza ha rotto gli equilibri auspicati dall’Aquila Calva perché gli USA non possono tollerare rapporti di reciproca e vantaggiosa cooperazione tra Russia ed Europa e, più in generale, tra Asia ed Europa. Come spiega bene Lavrov, tutti i piani di garanzia euroatlantici erano basati sul presupposto del dominio statunitense, compresa la sottomissione dell’Europa e il contenimento della Russia. È così che la NATO ha assunto il controllo dell’Unione Europea.
Ma, a parere del ministro, che i danni di una crisi globale non si ripercuotano sugli Stati Uniti è pura illusione. Infatti, è innegabile che le misure coercitive rivolte agli indesiderabili hanno un effetto boomerang in tutta Europa che porta ad un’ulteriore frammentazione dell’economia. Per non parlare del Sud del mondo che soffre per le pratiche neocoloniali dei paesi occidentali e scalpita per avere il proprio posto in un quadro rinnovato dei protagonisti economici. Questo assieme di condizioni è nefasto e blocca l’agenda di sviluppo che è il fulcro delle Nazioni Unite. «Dove sono», si chiede Lavrov, «tutti gli attributi del libero mercato che gli Stati Uniti e i loro alleati hanno insegnato a tutti per così tanti anni?»
Quali sono questi attributi? Be’, li elenca lo stesso Lavrov: «…l’economia di mercato, la concorrenza leale, l’inviolabilità della proprietà, la presunzione d’innocenza, la libertà di movimento delle persone, delle merci, dei capitali e dei servizi». Ed è ancora Lavrov a dirci perché questi attributi non valgono più: «La geopolitica ha sepolto le leggi di mercato che un tempo erano sacre per l’Occidente. Ora, invece dei principi del mercato, ci sono regole che interferiscono con la cooperazione internazionale e con la costruzione di un mondo più giusto». Queste regole, a parere del ministro russo, prendono in ostaggio le sovranità dei popoli e distraggono risorse dalle risoluzioni dei conflitti in essere in diverse regioni del mondo.
Per questo, spiega Lavrov, la Russia, in occasione del Consiglio di Sicurezza, vorrebbe proporre una serie di passi volti a ripristinare la fiducia e a stabilizzare la situazione internazionale. Questi passi sono nell’ordine:
- eliminare le cause che hanno innescato la profonda crisi europea e che hanno come baricentro la crisi ucraina (che ha preso avvio nel 2014). Questa andrebbe stabilizzata secondo le condizioni delineate dal presidente Putin, ovvero il ritiro di Kiev dalle quattro regioni che hanno aderito alla Federazione Russa tramite referendum e la rinuncia della stessa Kiev ad entrare nella NATO, mantenendo di fatto una posizione di neutralità e ciò implicando, evidentemente, la rinuncia al possesso di armi nucleari (come già dovrebbe essere per effetto del Memorandum di Budapest siglato nel 1994). È indispensabile prendere atto che questa è l’unica soluzione concreta, sia a livello politico che diplomatico, per eliminare le minacce alla Federazione Russa provenienti dalla direzione occidentale ed euroatlantica;
- per concordare garanzie e accordi reciproci tra le parti sarà importante tenere in conto le nuove realtà geostrategiche del continente euroasiatico sul quale «si sta formando», afferma Lavrov, «un’architettura continentale di sicurezza veramente uguale ed indivisibile. E l’Europa rischia di rimanere indietro rispetto a questo processo storico oggettivo». Poiché ciò non gioverebbe ad un’ottica multipolare, la Russia è pronta a trovare un equilibrio d’interessi che soddisfi tutte le parti. Questo dovrebbe avvenire, innanzitutto, «compiendo sforzi attivi per affrontare le diseguaglianze delle economie globali». Il perché è abbastanza ovvio, dal momento che in un mondo multipolare non possono aversi monopolismi né nella regolamentazione monetaria e finanziaria, né nel commercio o nella tecnologia;
- a tal riguardo, è importantissima la rapida riforma delle istituzioni di Bretton Woods – che eleggevano il dollaro a valuta di cambio principale – e del WTO – l’Organizzazione Mondiale del Commercio – «le cui attività», spiega Lavrov, «dovrebbero riflettere il peso reale dei centri di crescita e di sviluppo non occidentali». In sostanza, il Ministro degli Esteri russo sta dicendo: Signori, le economie delle varie regioni mondiali si sono emancipate e bisogna tenerne conto se si vuole cooperare, giacché prevaricare non si può più poiché ognuno proclama la propria indipendenza da regole vetuste e non più rispecchianti i pesi reali delle singole realtà. Infatti, Lavrov prosegue dicendo: «La governance mondiale dev’essere improntata al multilateralismo. Un passo importante verso il ripristino dell’efficacia delle Nazioni Unite sarebbe che tutti i suoi membri riaffermassero il loro impegno nei confronti dei principi della Carta delle Nazioni Unite». E sarebbe bene che facessero ciò non in modo selettivo ma tenendo conto dell’interezza ed interconnessione di tali principi;
- a questo punto, come ulteriore passo, si pone il problema di riformare le Nazioni Unite, il che implicherebbe cambiare la composizione dei membri del Consiglio di Sicurezza con un accordo di base tra i membri permanenti che segni il passo di un condiviso modus operandi. Ancora, Lavrov afferma che: «Oltre a questo, è necessario agire per eliminare gli squilibri geografici e geopolitici di sovra rappresentanza dei membri dell’Occidente Collettivo… Bisogna rafforzare la rappresentanza di Asia, Africa e America Latina». Una volta di più, il messaggio è che gli attori in campo che reclamano, a buona ragione, potere negoziale sono aumentati e hanno forza bastante per imporsi. Ecco perché, al fine di una reale impostazione multipolare, sarebbero necessari cambiamenti anche nel personale del segretariato delle Nazioni Unite, proprio allo scopo di eliminare il predominio occidentale, perseguendo, al contempo, i principi di neutralità ed imparzialità, esattamente come previsto dall’art. 100 della Carta dell’ONU che così recita: Ciascun Membro delle Nazion Unite s’impegna a rispettare il carattere esclusivamente internazionale delle funzioni del Segretario Generale e del personale, e a non cercare d’influenzarli nell’adempimento delle loro mansioni;
- con riferimento al G20 – incontro tra mondo della politica e dell’alta finanza -, esso deve occuparsi di temi legati allo sviluppo ed alla sfera economica. Ciò significa che non si dovrebbe tentare di utilizzarlo in maniera opportunistica per prendere decisioni di carattere geopolitico, come ha ribadito l’anno scorso anche il Ministro indiano degli Affari Esteri Subrahmanyam Jaishankar;
- in relazione ai BRICS e alla SCO – l’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai -, Lavrov rimarca l’importante ruolo svolto nella costruzione di un ordine multilaterale giusto «basato (ancora una volta) sui principi della Carta delle Nazioni Unite». Queste due realtà, nate con un chiaro intento cooperativo avulso da ogni logica di prevaricazione e, piuttosto, improntato ad una sana, genuina e sincera logica d’interrelazione e trasparenza, «riuniscono paesi che rappresentano diverse regioni e civiltà cooperando sulla base dell’uguaglianza, del rispetto reciproco, del consenso e dei compromessi reciprocamente accettabili», ovvero quello che potremmo definire il Gold Standard delle cooperazioni multilaterali che coinvolge le grandi potenze;
- perseguendo la medesima ottica di reciprocità, uno dei prossimi incontri della Presidenza russa del Consiglio delle Nazioni Unite sarà dedicato alle interazioni tra l’Onu e le organizzazioni regionali euroasiatiche. Questo perché, come dichiara Lavrov in conclusione del proprio intervento, ripristinare la diplomazia professionale, puntare sulla cultura del dialogo, rinforzare la capacità di ascoltare e di sentire e il mantenere canali di comunicazione efficaci di gestione delle crisi è determinante affinché la vita di milioni di persone sia sostenuta da un solido background valoriale di competenze. Quelle vite, infatti, dipendono «dalla capacità dei diplomatici e dei politici di formulare qualcosa come una visione condivisa del futuro. Se il nostro mondo sarà diverso ed equo, dipende solo dai paesi membri». Infine, Lavrov, riferendosi alla tesi di Francis Fukuyama, condivide il pensiero più pregnante di tutti: «La fine della Storia non è avvenuta, lavoriamo insieme per iniziare la Storia del vero multilateralismo che riflette tutta la ricchezza e la diversità culturale e di civiltà dei popoli del mondo. Vi invitiamo ad una discussione che, ovviamente, dovrebbe essere solo onesta».