Di Claudio Loria
Come già avuto modo di anticipare qui https://www.democraziasovranapopolaresardegna.it/globalisti-assassini/
il libro edito da Visione TV, Globalisti assassini, è dedicato alla ricostruzione di delitti eccellenti in ambito politico, utili a capire meglio le dinamiche che hanno portato al tentato omicidio di Donald Trump.
È un volume che consiglio di acquistare assolutamente e che, al suo interno, contiene numerosi articoli che si contendono l’attenzione del lettore.
Troviamo brani dedicati alla tradizione americana di sparare ai propri presidenti, scritti da Bruno Scapini, Joe Hoft e Stefano Orsi, articoli dedicati agli omicidi di personalità illustri come, ad esempio, un pezzo sull’assassinio di Enrico Mattei scritto da Pino Cabras, un pezzo su Martin Luther King e una toccante ricostruzione dell’omicidio di Thomas Sankara, il leader del Burkina Faso, scritta da Andrea Lucidi. Oltre a molti altri, compreso una disamina del caso Moro ad opera di Marco Rizzo.
Tra tutti, vorrei segnalarvi il pezzo scritto da Enrica Perucchietti sull’omicidio di Olof Palme, dal titolo “In caduta libera come in un sogno. Olof Palme, il Giano svedese”.
Olof Palme è stato Primo Ministro della Svezia in due occasioni, dal 1969 al 1976 e poi, di nuovo, dal 1982 fino al 28 febbraio 1986, giorno della sua morte.
“23 dicembre 1972. “La violenza ha trionfato”, constata con amarezza alla radio il Primo Ministro svedese Olof Palme, condannando con fermezza il bombardamento americano su Hanoi, in Vietnam, e suscitando per l’ennesima volta l’ira di Washington”.
“28 febbraio 1986. Un killer mai identificato uccide a sangue freddo Olof Palme in un agguato. La violenza ha trionfato ancora, trascinando con sé l’enigma di un’altra morte “di Stato” su cui aleggerà per sempre l’ombra della CIA. Una morte paragonabile a quella di John Fitzgerald Kennedy sulla quale, in modo simile, molteplici insabbiamenti giocarono un ruolo fondamentale nel renderla tanto misteriosa quanto inesplicabile.
Inizia così il pregiato articolo della Perucchietti e capiamo subito che la faccenda è molto complicata, troppo complicata, al punto che non si scoprirà mai il vero assassino. Ma sono riportate tantissime tracce che fanno capire a quanti governi e burattinai faceva comodo che il Premier Palme fosse fatto fuori!
“Chi era Olof Palme. Di origini agiate, Palme si distinse dai suoi colleghi svedesi per il piglio pragmatico, ruvido ma pacifista, lungimirante, soprattutto coraggioso e per le nette scelte di campo: già Primo Ministro dal 1969 al 1976, Palme fu l’unico nell’Europa occidentale a opporsi alla guerra in Vietnam, a denunciare aspramente la politica dell’apartheid in Sud Africa e le complicità dei paesi cosiddetti “democratici” e, infine a chiedere la fine della proliferazione delle armi nucleari. Successivamente, si batté per impedire l’esportazione di armi delle aziende svedesi in Medio Oriente per il conflitto Iran – Iraq. Le sue prese di posizione anticolonialiste e una certa ostilità nei confronti degli Stati Uniti gli sono valse molte inimicizie.”
Da queste righe si capisce il tenore dell’articolo e, soprattutto, potete farvi un’idea dello spessore umano e politico di Olof Palme. In un periodo di fortissime tensioni internazionali, con il mondo contrapposto in due blocchi, quello americano-centrico da una parte e il blocco sovietico dall’altra, non c’era spazio per posizioni indipendenti. Soprattutto se il paese del quale sei Primo Ministro, fa parte dell’“Occidente democratico…” e filo americano.
Palme, con la sua integrità morale, non aveva paura di fare dichiarazioni che potessero irritare gli USA. A costo di pagare il prezzo più alto che un essere umano possa pagare.
L’autrice dell’articolo si sofferma sull’inchiesta del giornalista del TG1 Ennio Remondino, che con un lavoro pregevole e puntiglioso ha raccolto tantissimo materiale sulla pista dell’intrigo internazionale e dei probabili mandanti dell’omicidio.
Non voglio anticipare altro, un po’ perché non sarebbe giusto nei confronti dell’autrice e anche per evitare di sciupare, con un riassunto, la bellezza e scorrevolezza dell’articolo.
Vorrei però fare una considerazione personale: il mondo ha visto tantissimi leaders, politici e non, capaci di rappresentare le migliori istanze del genere umano, capaci di elevarsi rispetto alle miserie d’animo e agli opportunismi, che troppo spesso sono la cifra stilistica della maggior parte degli uomini di potere.
Olof Palme, Thomas Sankara, Enrico Mattei, Martin Luther King ci hanno fatto capire che esiste un mondo sotterraneo, quello che noi complottisti chiamiamo Deep State, che è potente e che teme gli uomini di buona volontà che hanno il coraggio di sfidarlo.
E ci fanno capire che, se vogliamo uscire dal giogo nel quale il Deep State e i suoi burattinai vogliono costringerci, dobbiamo fare massa critica, dobbiamo unirci agli uomini di buona volontà e coraggio e credere fermamente che il proverbio “L’unione fa la forza” non è una mera espressione di circostanza, ma una frase che ci rammenta il potere che abbiamo, uniti, di cambiare i nostri destini.
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