di Maria Antonietta Pirrigheddu

Un paio di mesi fa siete tornati da Roma cantando vittoria, dopo esservi prostrati al ministro Pichetto Fratin.

Con toni trionfanti ci avete annunciato di aver accettato l’obbligo dei 6,28 Gigawatt da installare sul suolo sardo: il doppio del nostro fabbisogno, una cifra spropositata rispetto al numero degli abitanti, un abominio in confronto ai Gigawatt distribuiti alle altre Regioni.

Poi avete lasciato scadere i termini per rifiutare questa infamia (entro il 21 agosto avreste potuto opporvi). E, soprattutto, vi siete guardati bene dallo stabilire un tetto massimo. “Ho la sensazione che non li supereremo”, ci disse al telefono l’on. Li Gioi della commissione ambiente. Lui aveva la SENSAZIONE.

La sensazione nostra è molto diversa, soprattutto quando ci ricordiamo della sua recente dichiarazione, gentile Presidente, rilasciata ad una rivista che si occupa di auto elettriche: «Dobbiamo diventare grossisti di energia». Lei sa cosa significa essere grossisti, vero? Significa produrre una grande quantità di energia, necessariamente a discapito del territorio, per rivenderla ad altri. Esattamente ciò che i sardi le hanno detto di non volere. Come si permette di tradire coloro che dice di rappresentare?

Oggi, con toni altrettanto trionfalistici, ci annuncia di aver varato il decreto aree idonee addirittura con tre mesi di anticipo. TRE MESI DI ANTICIPO.

Sappiamo bene cosa le ha messo tanta fretta: quella proposta di Legge, spinta da più di 100.000 sardi, che si chiama “Pratobello 24”. Una cosa che lei non aveva previsto. E, ancora una volta, ha fatto ciò che i sardi le hanno detto chiaramente di non fare.

È inutile che ce la presenti come una grande conquista: lo sappiamo tutti che è una porcata. Che non è per il nostro bene, che non tutela affatto né il nostro territorio né i nostri interessi, ma che guarda piuttosto a interessi che vengono da lontano. E lo si evince anche da piccoli particolari: ad esempio la RIDUZIONE DELLE DISTANZE dei mostruosi aerogeneratori dai nostri siti archeologici, dai nostri alberi sacri, dalle nostre zone protette. Mentre la stessa normativa nazionale ha un margine cautelativo di 3 km, lei offende i nostri beni più preziosi concedendo agli speculatori di piazzare le loro gigantesche pale ad appena 2 km di distanza da essi! Più realista del re, più devastatrice di chiunque altro. E lei se ne vanta! Lei che, imperterrita, ha proseguito per la sua strada come se i suoi sudditi non esistessero, accelerando il più possibile per portare a termine il suo compito.

Oggi le maschere cadono, signora Presidente. A nulla valgono le indorature della pillola di veleno che vuole a tutti i costi farci inghiottire. Ha trattato la Sardegna come se fosse una terra spopolata, come se avesse davanti la cartina del Risiko, scegliendo semplicemente quali territori sacrificare.

Il suo orgoglio è del tutto fuori luogo. Non ha avuto alcun rispetto per quello che, con ogni evidenza, non è il “suo” popolo. Non ha avuto alcun riguardo per il volere dei sardi, che si sono espressi con chiarezza e con una forza che non si vedeva da molto molto tempo.

Il suo entusiasmo un po’ forzato non ci stupisce: lei ha fatto ciò che DOVEVA fare. Con piglio autoritario, calpestando la volontà popolare, sorda a qualunque invito e proposta.

No, non ha davvero alcun motivo di essere orgogliosa. Soprattutto, eviti di parlare di “rispetto dei cittadini sardi”. Ne facciamo volentieri a meno.

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