di Alessio Canu
Chi dorme non piglia pesci. O forse è meglio dire pale. Quelle di un progetto eolico che deturperà uno dei simboli storici ed ecclesiastici dell’intera Sardegna, la Basilica di Saccargia. In diversi articoli e servizi erano stati lanciati degli allarmi sulla possibilità che ci fosse un revamping su alcuni impianti in zona, cosa che porterebbe al sorgere di pale alte oltre 200 metri messe là a deturpare uno dei simboli del Romanico in Sardegna. Una di quelle chiese che identificano l’Isola e che sono note a tutti i Sardi. Per arrivare alla giornata di ieri, in cui il TAR Sardegna ha accolto il ricorso contro il diniego di repowering di questo impianto. La principale ragione ciò è data dal fatto che prima di eseguire il ricorso, la Regione aveva già perso il termine ultimo per esprimere opposizioni, quello che si chiama silenzio-assenso. Ignavia prima, ignoranza dopo, quando ormai le polemiche per la speculazione che si stava compiendo montavano sempre più e dopo che vi era stato un sit-in dei Comitati per la Pratobello 24.
Il 15 aprile 2024 la ERG (sì quella delle stazioni di servizio e di rifornimento – poi ripetano i maligni che gli interessi del fossile stanno dietro ai Comitati -) proponeva un progetto di revamping che interessava i territori di Nulvi e Ploaghe. Il termine per presentare ricorsi e opposizioni era quindi fissato al 14 giugno 2024. Ad aprile si era insediato il nuovo Consiglio Regionale; nel frattempo, si metteva mano alla nuova Giunta. Discussioni vacue, con una fantomatica Moratoria approvata il 4 luglio, ossia 20 giorni in ritardo rispetto al termine previsto per le opposizioni.
Nulla di sorprendente per il sottoscritto. La supponenza e l’arroganza di chi dovrebbe affrontare un’emergenza di tutti e lo fa con faziosità, rifiutando a prescindere consigli, indicazioni e iniziative popolari, rifiutando la Pratobello 24, si scontrano per la seconda volta con la realtà delle norme giuridiche, che seguono un nesso logico e di gerarchia, non di volontà politica o di faziosità; e meno male! Ancora una volta, vale quello che ho scritto qualche giorno fa quando il Consiglio di Stato ha congelato una parte del DDL 45 (Aree Idonee), settimane e mesi di discussioni, polemiche, fronti impostati non contro chi invade la nostra terra, bensì contro chi cerca di proteggerla e di dare potere e voce alla popolazione (i Comitati). E mentre qualcuno afferma di essere la potestà legislatrice e di non dormirci la notte, chi vuole speculare sulle nostre terre non perde certo minuti a studiare e individuare varchi con i quali svilire la potestà della Regione Sardegna. Non male per una Giunta che si presentava con la volontà di far dimenticare i disastri dei predecessori, e che li, effettivamente, dimenticare ma per manifesta incompetenza (sconfessando la speranza di tanti che avevano dato loro fiducia a febbraio).
Ora, le scene viste a Selargius le vedremo all’ombra della Basilica di Saccargia, in un territorio storicamente granaio sardo che verrà espropriato con la forza, con dispositivi di sicurezza predisposti non a difendere l’interesse comune e le comunità ma l’interesse privato e dei pochi. Un ulteriore schiaffo alla Sardegna e alla sua dignità. Prima di dichiarare all’assemblea del (fu) Movimento 5 Stelle che c’è la volontà di essere forza di governo e di rappresentare la locomotiva d’Italia (alla faccia del patto politico con gli Indipendentisti di A innantis), magari, la Presidente dovrebbe capire come si governa. Perché non è concepibile una massa di errori e di valutazioni errate che si sono accumulate in otto mesi di governo regionale. Non è concepibile la spocchia e l’arroganza di una Giunta convinta di avere competenze e una supposta superiorità morale che svilisce la terra che governa e i cittadini che dovrebbe rappresentare. Così, Presidente e Giunta saranno ricordati per due cose: il rifiuto di 210729 firme e lo sfregio ad uno dei simboli della Sardegna. A questo non ci era arrivata nessuna delle Giunte precedenti. Record sì, ma di quelli che nessuno vorrebbe mai avere. Noi della Pratobello non molliamo, ci sarà un conto da presentare a nome dei Sardi.