Recensione del libro scritto da Germana Leoni

di Fabio Seu

Chi vuole sapere qualcosa di più sul deep state americano, quest’entità misteriosa e potente che sta dietro le quinte del potere ufficiale, deve assolutamente leggere il saggio di Germana Leoni “Deep State, l’ombra del Quarto Reich”, uno studio avvincente e molto ben documentato, che si propone di portare all’attenzione del grande pubblico avvenimenti storici e personaggi solo in piccola parte conosciuti .Bisogna innanzitutto dire che gli intrecci tra il mondo della finanza, della politica, del ceto militare e dei servizi segreti partono da molto lontano, agli anni della Seconda Guerra Mondiale. E forse anche prima.

E ciò che potrebbe apparire sorprendente, gli intrecci tra la Germania nazista e il mondo della finanza americana. L’autore ci ricorda che Fritz Thyssen, il re dell’acciaio nella Germania degli anni Trenta aveva ottenuto i primi finanziamenti dalla Brown Brother Harriman e dalla Union Banking Corporation, banca, quest’ultima, di cui era direttore, ed anche azionista Prescott Bush, padre e nonno dei due presidenti degli Stati Uniti. Il primo alfiere dello stato profondo americano è stato probabilmente Allen Welsh Dulles, futuro vicedirettore e poi direttore della CIA, finanziere e avvocato di Wall Street, che già alla fine degli anni Venti faceva parte del prestigioso studio legale Sullivan & Cromwell, che tutelava gli interessi di banche e conglomerati industriali come la famigerata IG Farben. Quest’ultima aveva attivato un impianto per la produzione di gomma sintetica a Buna Monowitz, un campo di concentramento satellite di quello ben più famoso di Auschwitz-  Birkenau. Aveva inoltre fornito al regime nazista il famigerato Zyklon B, ed altri prodotti di uso comune nei campi di concentramento. La IG Farben era la principale azionista della Standard Oil, la società petrolifera dei Rockfeller. Il consorzio tra le due società avrebbe dato luogo alla Standard IG Farben, una partnership ideata proprio da Allen Dulles, il futuro direttore della CIA, e a cui avrebbe contribuito anche il fratello di costui, John Foster Dulles, anche lui avvocato e finanziere, che divenne segretario di stato negli anni Cinquanta, negli stessi anni in cui Allen ascendeva ai vertici dell’agenzia di intelligence. Questo per capire quanto sono stretti e annodati gli intrecci tra politica, mondo degli affari ed intelligence.

In quest’ambito maturò anche la famigerata “Operation Paperclip”, un programma condotto sempre con la regia di Allen Dulles, mirato a sfruttare in funzione antisovietica i risultati della sperimentazione scientifica del Terzo Reich.

Il piano avrebbe preso avvio con la fine della guerra sotto la presidenza di Henry Truman e fu chiuso ufficialmente nel 1957: grazie ad esso circa 1600 fra i più famosi medici e scienziati della Germania hitleriana furono trasportati negli Stati Uniti e inseriti nelle strutture scientifiche e di intelligence statunitensi. Fra questi figuravano, tra gli altri Wernher Von Braun, fisico e ufficiale delle SS, noto per aver progettato i missili V2, che venne inserito all’interno della NASA, e diede un contributo fondamentale alla realizzazione del sogno spaziale americano; e Kurt Blome, scienziato nazista di alto rango e vice ministro della Sanità: tra le sue “note di merito” aver infettato i prigionieri con agenti patogeni, testato su di loro l’efficacia di vaccini contro la peste, sottoposto i prigionieri sovietici a radiazioni neutroniche, favorito l’inalazione di gas nervini, studiato il metodo di diffondere la malaria attraverso stormi di zanzare lanciate dagli aeroplani.

Questa campagna acquisti permise lo sviluppo del progetto MK-Naomi,nome in codice di un programma di ricerca e sperimentazione, iniziato nel 1952 e terminato ( solo ufficialmente) nel 1969 sotto la presidenza di Richard Nixon.

Mk-Naomi era nata grazie a una joint venture tra la Technical Service Division della CIA e la Special Operation Division del comando militare di Fort Detrick, e prevedeva la sperimentazione di agenti patogeni di varia natura su cavie umane. Alcuni esempi: Saul Krugman, ricercatore dell’Università di New York,infettò deliberatamente con il virus dell’epatite centinaia di bambini affetti da ritardo mentale della “Willowbrook State School”; ad alcuni pazienti del “Jewish Chronic Desease Hospital nel 1963 furono iniettate cellule cancerogene vive per testarne la resistenza; analoghi esperimenti erano stati fatti nel 1952 sui detenuti di un penitenziario dell’Ohio. Mk Naomi era una branca del programma MK-Ultra, probabilmente più conosciuto, mirante a modificare il comportamento umano attraverso tecniche manipolatorie, torture e sevizie di ogni genere.

Il progetto assunse denominazioni diverse col passare degli anni, e Allen Dulles (sempre lui!) ne affidò la direzione a un certo Sidney Gottlieb, biochimico reclutato a Fort Detrick per la conduzione della guerra biologica.

 

La fase più estrema di Mk-Ultra era il Project Monarch, che consisteva nell’infliggere alla vittima di turno dei traumi talmente violenti da portare alla dissociazione strutturale della mente, così da consentire la sua rieducazione e la creazione di nuove personalità multiple richieste( lo scopo era la creazione del Manchurian Candidate, il soldato di ferro, insensibile alla sofferenza fisica e morale e programmato per uccidere). Perché Monarch? Perché il trauma subito produce nella vittima una leggera sensazione di vertigine paragonabile allo svolazzare della farfalla monarca. Il programma ebbe ufficialmente termine negli anni Settanta, ma secondo alcuni si prolungò ben oltre, forse fino ad oggi, e non servì solo per la creazione di soldati invincibili, ma fors’anche per la creazione di killer senza scrupoli, assassini freddi e meccanici da reclutare per le occorrenze più disparate ( al soldo della CIA e di varie congreghe private, ovviamente di super ricchi e potenti.)

Veniamo altresì a sapere che nel 1942 Reinhard Gehlen assunse il comando della Fremde Heere Ost, una sezione del Comando Supremo delle Forze Armate che operava a stretto contatto con la Abwehr, l’intelligence militare. In sintesi Gehlen era stato posto a capo dell’intelligence militare del Terzo Reich sul fronte orientale: il che gli aveva consentito di entrare in possesso di una sterminata massa di informazioni sul “nemico” sovietico. Alla fine della guerra Gehlen si consegnò al servizio di intelligence dell’Esercito americano, venne imbarcato su un volo per gli Stati Uniti e condotto direttamente a Fort Hunt, sede di una installazione militare top secret della Virginia. Di lì a poco egli sarebbe stato ritrasferito in Germania con il compito di ricostruire il servizio di intelligence della Germania occupata: un’intelligence preposta ad esacerbare la tensione tra i due blocchi per arrivare alla Guerra Fredda. Nacque così la Gehlen Organization, o Gehlen Org o, più semplicemente, The Org. Nella struttura furono arruolati un centinaio di ex appartenenti alla Gestapo, fra cui il vice di Adolf Eichmann. Reinhard Gehlen aveva accesso anche al cancelliare tedesco Konrad Adenauer tramite un certo Hans Globe, giurista che fu tra i coautori delle leggi razziali del’35. Nel 1948 The Org passò sotto il controllo della CIA, e soprattutto di Allen Dulles. Adenauer avrebbe in seguito ammesso la presenza di ex gerarchi nazisti nella macchina di governo tedesca: al Ministero degli esteri costituivano i tre quarti del personale!

La Gehlen Org era in realtà strumentale alla realizzazione di un vasto piano di fuga dei criminali nazisti, ai più noto come Odessa, acronimo per Organisation Der Ehemaligen SS Angehorigen, l’organizzazione degli ex membri delle SS, altrimenti nota come The Brotherhood ovvero Die Spinne ( il ragno). Il suo primo embrione fu una riunione di gerarchi tenutasi a Strasburgo per volere di Martin Bormann, con lo scopo di portare all’estero e salvare la gran parte dei tesori del Reich, ed anche il più alto numero possibile di uomini, per poter un giorno ricostruire il Quarto Reich, quando i tempi e le circostanze lo avrebbero consentito. In sintesi si potrebbe affermare che The Org fosse il braccio operativo di Odessa, come tale funzionale alla diaspora nazista, vale a dire all’espatrio negli USA dei gerarchi nazisti.

Diverse erano le vie di fuga: una passava per la Svizzera, una per i porti dell’Europa settentrionale e una terza, la via dei conventi, dall’Austria giungeva in Italia, estendendosi fino a Roma e al Vaticano, e poi a Genova, dove grazie alle amorevoli cure del cardinale Giuseppe Siri potevano imbarcarsi per l’America. In tutto si calcola che furono messi in salvo tra 9000 e 12000 gerarchi. Fra loro lo stesso Adolf Eichmann, che si rifugiò in Argentina, dove sarebbe stato arrestato nel 1960. Ed anche Ante Pavelic, il capo degli ustascia croati, anche lui rifugiatosi in Argentina e poi in Spagna, dove sarebbe morto da uomo libero nel 1959. Tra gli altri più noti figurano joseeph Mengele, l’angelo della morte di Auschwitz; Erik Priebke, il responsabile della strage delle Fosse Ardeatine; Franz Stangl, il comandante del campo di Treblinka; Walter Rauff, l’inventore del camion camera a gas, etc etc.

Grazie a numerosi documenti desecretati dalla CIA e pubblicati recentemente dal Guardian, veniamo a sapere anche dell’”Operazione Ajax”, promossa nel 1953 dalla Cia di Allen Dulles insieme al fratello John Foster Dulles, allora segretario di stato, per spodestare il presidente iraniano Mossadeq, eletto democraticamente due anni prima. La sua colpa era quella di aver nazionalizzato l’industria petrolifera iraniana, che da inizio secolo era sotto il controllo della Anglo Iranian Oil Company, una delle più forti espressioni dell’impero coloniale di Sua Maestà: l’odierna British Petroleum. E sappiamo anche dell’operazione PBSuccess, che nello stesso anno portò alla defenestrazione di Jacob Arbenz, presidente del Nicaragua legittimamente in carica, che era inviso alla potente United Fruit Company, la potente multinazionale americana proprietaria di estesissime piantagioni di banane.

Ancora antecedente (1948) era l’”Operazione Mockingbird, nome in codice di un piano di controllo della stampa, la cui esistenza emergeva per la prima volta nel 1975 nel corso delle audizioni del Congresso Statunitense relative all’inchiesta

del senatore Frank Church sulle attività della CIA. Numerosi i giornali e le testate televisive (New York Times, NBC, CBS che sarebbero state in qualche modo influenzate o controllate dalla CIA.

A questo proposito consiglierei di leggere anche il libro Gekaufte Journalisten (giornalisti comprati) scritto dal giornalista tedesco Udo Ulfkotte, redattore del Frankfurter Allgemeine Zeitung,nel quale raccontò la sua esperienza di giornalista al soldo della CIA.

Il 23 giugno 1960 Patrice Lumumba veniva nominato primo ministro del Congo e poneva fine alla dominazione coloniale belga, che durava da quasi un secolo.

L’agenzia sponsorizzava allora il colpo di stato del colonnello Joseph Mobutu, che scioglieva il parlamento, sospendeva la Costizuzione faceva imprigionare Lumumba. Quest’ultimo sarebbe poi stato fatto fuggire, ed ucciso, con ogni probabilità da un agente patogeno portato in Congo da Sidney Gottlieb, il responsabile dell’operazione MK Ultra, giunto in Congo sotto mentite spoglie.

Il libro viene poi a parlare di un’altra operazione: “October Surprise”. G.H.W. Bush era stato a capo della CIA tra il 1976 e il 1977, ed aveva istituito il Team B, una squadra di agenti e provocatori che agivano nell’ombra parallelamente alle strutture ufficiali dell’agenzia. In Iran nel 1979 era salito al potere l’ayatollah Ruollah Khomeini, e come sua prima mossa aveva ordinato la carcerazione di 52 diplomatici americani all’interno dell’ambasciata statunitense a Teheran: una carcerazione iniziata il 4 novembre 1979.Per le elezioni del 1980 si era candidato proprio G.H.W. Bush, l’ex direttore della Cia, che grazie agli elementi del suo team segreto, si adoperò per ritardare la liberazione degli ostaggi, in modo da poter mettere in cattiva luce il suo rivale, il presidente uscente Jimmy Carter e poter così favorire la vittoria di Reagan, di cui Bush sarebbe diventato il vice, alle elezioni del 1980, come di fatto avvenne. E putacaso gli ostaggi furono liberati a poche ore dall’insediamento di Reagan e Bush alla Casa Bianca, il 20 gennaio 1981.

Altre rivelazioni riguardano lo scandalo “Iran Contra”, questo abbastanza noto, scoppiato negli anni Ottanta e riguardante le fornitura parallela di armi all’Iran, ufficialmente nemico degli Stati Uniti. Washington, non potendo comparire ufficialmente come venditore di armi all’Iran, commissionava la consegna addirittura agli israeliani, che facevano giungere il carico a destinazione attraverso tortuosi giri per Cipro e il Medio Oriente. I soldi venivano riciclati in Svizzera, grazie ad una serie di passaggi che facevano capo alla “Enterpise”, società di proprietà di un tale Richard Secord, ex militare e pilota dei voli della Air America in Laos. I fondi venivano poi dirottati in Nicaragua per finanziare i contras, i guerriglieri che combattevano il legittimo governo sandinista avverso al governo americano. Il regista di tutta l’operazione era Oliver North, ex veterano della guerra in Vietnam che aveva creato un’intricata rete di sostegno ai Contra, una rete che si appoggiava a trafficanti di droga di fama internazionale come Monzer al Kassar, il principe di Marbella. A quell’epoca la DIA (Defense Intelligence Agency) che stava cercando alcuni ostaggi occidentali detenuti a Beirut, in collaborazione con la DEA, l’agenzia antidroga. Il 21 dicembre 1988 un Boeing 747 della Pan Am in volo da Francoforte a Detroit era esploso in volo mentre sorvolava il paesino scozzese di Lockerbie: morti 243 passeggeri e 16 membri dell’equipaggio: tra le vittime uno dei funzionari della Dia, Charles McKee che indagava sui traffici di droga di Kasser, che era protetto da una sezione deviata della CIA di stanza a Francoforte, e che aveva il compito di gestire i fondi per i guerriglieri nicaraguensi. La responsabilità dell’attentato, ordito con ogni probabilità per eliminare quegli scomodi investigatori e tutelare il segreto dell’Iran Contra, fu addebitata ai servizi segreti libici; e qualche anno più tardi il colonnello Muhammar Gheddaffi finì per accollarsi quella responsabilità non sua, pagando un risarcimento milionario alle vittime dell’attentato, pur di sottrarsi alle sanzioni che stavano strangolando l’economia del suo paese. La storia ha anche i suoi piccoli grandi eroi, come Bearry Seal, pilota che, per tutta la durata della seconda guerra di Indocina, aveva fornito supporto alle attività di terra della CIA, che consisteva nell’armare ed addestrare un gruppo etnico del Laos, quello degli Hmong, da utilizzare contro i nord vietnamiti. Le gesta di Bearry Seal divennero tanto famose che sulla sua vita fu realizzato un film; alla guida del suo non meno famoso aereo cargo C-123K, il Fat Lady, venne abbattuto dai guerriglieri sandinisti nei cieli del Nicaragua (era il 5 ottobre 1986) dove, al termine delle guerra in Indocina, era stato dirottato per supportare l’attività dei Contra.

Il deep state ha iniziato a prosperare da una settantina di anni all’ombra dei santuari del potere americano, ma certe teorie e certe “filosofie” del potere a cui fa riferimento sono molto più antiche, e possono risalire anche al secolo scorso. Tipica in questo senso è la teoria del “Grande Gioco”, che, nella geopolitica dell’Ottocento, vedeva l’impero britannico contrapposto all’impero russo dell’epoca, la Russia zarista ed anche, in misura diversa, all’impero ottomano, e che aveva come uno degli obiettivi principali il controllo dell’Asia centrale e dell’Afghanistan in particolare, zona cuscinetto che separava i possedimenti britannici da quelli russi, oltre che crocevia tra il Medio Oriente e l’Estremo Oriente. Il creatore della teoria del Grande Gioco fu il britannico Sir Halford John Mackinder, da molti considerato il padre della geopolitica.

La sua concezione geostrategica è passata alla storia come “ teoria dell’Heartland”: chi controlla l’Europa Orientale controlla l’Heartland ( il cuore della Terra), chi controlla l’Heartland controlla l’isola mondo ( la massa eurasiatica africana) e chi controlla l’Isola mondo controlla il mondo…l’Heartland è la più grande fortezza naturale della storia…”

Tra i cantori del Grande Gioco (Teoria delle ombre secondo i russi), vi fu lo scrittore giornalista e spia inglese Rudyard Kipling, che lo immortalò soprattutto in Kim, il suo romanzo più famoso. E ancora Mackinder: “ci siamo opposti all’impero russo… e ci siamo opposti all’impero germanico…se la Germania dovesse allearsi alla Russia, un’ impero mondiale sarebbe in formazione.”

Vi ricorda qualcosa di più attuale?

Ad esempio gli attuali tentativi degli Stati Uniti per separare la Germania dalla Russia, anche per quanto riguarda gli approvvigionamenti di risorse energetiche? E non forse il sabotaggio del North Stream? Ebbene la Teoria del Grande Gioco è stata ripresa sotto mutate spoglie da Zbigniew Brzezinski, una delle menti della politica americana all’epoca della Guerra Fredda, polacco naturalizzato americano negli anni Cinquanta, uno dei fondatori della Commissione Trilaterale a inizio anni Settanta, e poi consigliere alla Sicurezza Nazionale nell’amministrazione Carter.

Per Heartland Brzezinski intendeva ora il centro di quel continente euroasiatico che si estende dal Caucaso agli Ural fino alle distese ghiacciate dell’estremo Nord. E cioè più o meno il territorio dell’Unione Sovietica, il pivot geografico della Terra, area strategica anche per le sue immense risorse energetiche. Di qui la necessità di contenere la Russia, anche perché, secondo lui, “è imperativo che non emergano sfidanti in grado di dominare l’Eurasia e di sfidare l’America:

la potenza che domina l’Eurasia controlla due delle regioni più avanzate e produttive, l’Eurasia contiene tre quarti delle risorse energetiche mondiali conosciute”. Queste esigenze di contenimento sfociavano nella creazione di una zona instabile, il cosiddetto arco della crisi, da utilizzare in funzione anti russa. Ed  ciò che poi sarebbe accaduto, dapprima con il finanziamento dei mujaheddin del popolo, che uccisero il capo del governo filosovietico dell’epoca (settembre 1979), e provocarono così l’intervento dell’esercito di Mosca, che in Afghanistan rimase impelagato per nove anni; e poi finanziarono i talebani, che a loro volta offrirono ospitalità ad Osama Bin Laden e alla sua rete terroristica, sempre allo scopo di mantenere l’instabilità della regione e poter tenere sotto pressione la Russia, anche con l’infiltrazione del terrorismo islamico nelle ex repubbliche sovietiche dell’Asia centrale, come l’Uzbekistan e il Turkmenistan. Una risorsa, quella del fanatismo  e poi del terrorismo islamico, che gli Stati Uniti si sono dimostrati molto abili a sfruttare per i loro scopi di dominio geopolitico. Una risorsa le cui origini risalgono però all’Ottocento, alle teorie di Jamal Eddine el Afghani, un persiano che per camuffare le sue origini sciite in paesi sunniti, si faceva passare per afghano: fu il primo ad invocare la riunificazioni di tutte le terre un tempo appartenute all’Islam. Era la teorizzazione di un Islam teocratico. Negli anni Ottanta dell’Ottocento incontrava a Londra gli emissari dei servizi segreti inglesi per discutere un progetto di unione dei principali paesi arabi da contrapporre alla Russia. Nasceva così la Fratellanza Islamica, che propugnava la rinascita di in Islam anche politico. Setta massonica al servizio degli interessi britannici, andata al potere in Egitto con la monarchia filo britannica di re Farouk, scalzata dall’avvento di Nasser, tornata al potere con la primavera araba del 2011 che provocò la caduta di Mubarak e l’ascesa al soglio presidenziale di Mohammed Morsi, nuovamente cacciata con la presa del potere del generale Abdel al Sisi, alfiere di una gigantesca ribellione alla deriva islamista che stava investendo l’Egitto. Ribellione che, nell’ascesa di al Sisi, vedeva il ceto militare in sintonia con i partiti politici e ancor prima col sentimento popolare.

Quando era al potere in Egitto la Fratellanza islamica promosse i movimenti ribelli della Libia per detronizzare il colonnello Gheddafi, e per provocare l’intervento della NATO che portò effettivamente alla caduta e all’uccisione del colonnello. In armonia con gli interessi della Gran Bretagna, che aveva ripetutamente tentato di assassinarlo servendosi dei terroristi di Al Qaeda.

Allo stesso modo l’estremismo islamico è stato protagonista della primavera araba in Siria, con una feroce guerra per procura che è iniziata nel 2011, è stata domata dall’intervento dei russi nel 2015, ed ha avuto una nuova ed imprevista fiammata alla fine del 2024, che ha portato alla caduta del regime di Bashar al Assad. La caduta di Assad era stata pianificata già agli inizi degli anni Duemila dai vertici del Pentagono, insieme a quella di altri sette paesi che finora hanno assistito effettivamente al previsto regime change: ci informa di ciò nientemeno che il generale Wesley Clark, ex comandante delle forze americane in Europa, per averla appresa appunto dai vertici del suo Dipartimento della Difesa. Ma esiste un documento ben più antico tra le carte del deep state e precisamente una nota scritta del segretario dell’ex primo ministro inglese Harold Macmillan: la nota ci informa che lo stesso Macmillan, insieme al presidente americano Eisenhower, fin dagli anni Cinquanta del secolo scorso aveva lanciato un programma congiunto mirato ad inscenare falsi incidenti di frontiera per giustificare un’invasione della Siria da parte dei paesi confinanti.

Tanto lungimiranti sono i piani e i disegni del deep state.

 

 

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