Di Claudio Loria
I giorni scorsi, esattamente il 6, 7 e 8 settembre, si è svolto a Cernobbio, come ogni anno, il Forum “The European House – Ambrosetti”, forum della cui necessità e utilità dubitiamo fortemente. Molto fortemente.
La solita riunione organizzata da quelli che hanno molti soldi, per insegnare a noi comuni mortali come dobbiamo vivere (in povertà).
Curiosando sul sito dell’evento, si trova il programma della tre giorni, un cartellone che ha visto interventi dai titoli altisonanti e che mi fa venire voglia di urlare a lorsignori parole toccanti e ispirate, tutte in fascia protetta.
Interventi come: Il ruolo della distribuzione elettrica per una transizione energetica sicura. Risultati conseguiti e una nuova stagione di grandi investimenti nelle reti per la decarbonizzazione, la sicurezza e la qualità del servizio elettrico, un pippone di oltre 100 pagine su quanto sia bello e importante decarbonizzare ed energeticamente transitare…;
oppure l’imperdibile: Obiettivo SPARKLING (Smart, Proactive, Agile, Revolutionary, Kinetic, Leader, Innovative, New, Green): PMI e filiere italiane a prova di futuro. Innovazione, Sostenibilità e Export le trasformazioni che spingeranno la competitività del Made in Italy nel mondo, una serie di analisi, dati e consigli elargiti rigorosamente in quel gergo para-bocconiano e anglo-provinciale di chi vive in una dimensione parallela rispetto alla plebe, dentro una bolla lontana anche dai piccoli imprenditori, che ogni giorno devono invece combattere con la crisi di liquidità, con un fisco rapace, con la concorrenza selvaggia di multinazionali che non pagano un euro di tasse e con una burocrazia kafkiana.
Ma ciò su cui voglio soffermarmi è il discorso del Presidente della Repubblica Italiana, sua Maestà Sergio Mattarella, il quale ci ha fornito informazioni che a noi, Sovranisti Popolari di Democrazia Sovrana Popolare, danno, se mai ce ne fosse bisogno, ulteriore spinta e fiducia nel nostro programma politico.
Solo persone molto malevole e cattive definirebbero il discorso del Capo dello Stato qui linkato come una sequela di insulti all’intelligenza degli italiani. Noi che non siamo malevoli e cattivi rivendichiamo invece il diritto a una critica costruttiva, anche se dobbiamo ricorrere a tanto aglio.
Riporto alcune frasi estrapolate qua e là, per trasmettere il tenore e soprattutto l’indirizzo di una ideologia assurda che il Presidente della Repubblica, il Presidente degli Italiani, vorrebbe che recepissimo come naturale:
“l’Unione europea è il primo esercizio di questa natura caratterizzato dalla partecipazione diretta dei popoli alle decisioni…”
Ma quando mai i popoli europei partecipano direttamente alle decisioni della UE? Il Parlamento europeo ha solo mere funzioni di ratifica; la Commissione europea è nominata dai primi ministri o presidenti che, a loro volta, sono eletti nei rispettivi paesi da un corpo elettorale che diserta le urne; tutte le direttive vengono calate dall’alto e imposte ai singoli Stati, che devono recepirle nei propri ordinamenti spesso obtorto collo.
In Italia, ogni anno vengono approvate la Legge Europea e la Legge di Delegazione Europea, due strumenti con cui l’ordinamento italiano recepisce e si adegua alle norme dell’Unione Europea.
“Ricordiamo solo le recenti lucide scelte operate dalla Commissione Von der Leyen a seguito della pandemia: sono apparse un segno incoraggiante di discernimento…”
Sulle “lucide scelte…” operate da Von der Leyen sulla pandemia, soprattutto via WhatsApp, credo che ogni commento sia superfluo.
“Il progetto europeo interessa, riguarda, l’intero pianeta: un progetto inclusivo, basato sul riconoscimento della pari dignità delle persone, dei popoli, dei Paesi…”
Ah, quindi l’UE sarebbe un progetto inclusivo? Addirittura di interesse mondiale? A parte il fatto che vorrei conoscere l’opinione dei greci, ma forse sfugge un piccolo susseguirsi di eventi al nostro PdR: i BRICS e le richieste di adesione di decine e decine di paesi del mondo. L’ultimo caso eclatante è la candidatura presentata dalla Turchia, secondo esercito della NATO…
È eloquente il caso del Premio Nobel per la Pace conferito all’Unione europea nel 2012 dall’apposito Comitato norvegese. Un riconoscimento per una attività che ha contribuito a trasformare il continente europeo da un continente di guerra a un continente di pace….
Le armi all’Ucraina? Il bombardamento della Serbia nel 1999? La NATO, con Francia e Inghilterra in prima fila con il contributo dell’Italia, che bombardano la Libia nel 2011? Questa è la vostra pace?
Il continuo rifornimento di armi da parte italiana a Israele è pace? Il genocidio a Gaza è per la pace?
Ma davvero??
Ma veniamo al passaggio che più di tutti mi ha colpito. Tenetevi forte perché contiene una palese ammissione (fatta senza rendersene conto) di come l’entrata dell’Italia nell’Unione Europea sia stata per noi una sciagura:
Il tema non è puramente finanziario, bensì costituisce una grande questione civile, sociale e persino democratica, intersecando questioni come quelle della libertà economica, dell’eguaglianza dei cittadini, delle politiche che assicurano l’esercizio dei diritti di questi ultimi, della credibilità internazionale di uno Stato.
A questo riguardo consentitemi una breve considerazione che riguarda la Repubblica Italiana.
Recenti studi hanno evidenziato come, nel 2023, a fronte di un debito accumulato dall’Italia per circa 2.863 miliardi di euro, e a un ammontare dei debiti di Francia e Germania che, sommati, valgono quasi il doppio, il nostro Paese ha pagato in interessi poco meno di quanto ne abbiano pagati
insieme Germania e Francia.
Il motivo, com’è noto, è il diverso tasso di interesse.
Eppure l’Italia è un debitore onorabile, con una storia trentennale di avanzi statali primari annui, con un debito pubblico cresciuto in larga misura, dal 1992, principalmente a causa proprio degli interessi.
In pratica, il PdR ammette candidamente che il nostro Paese, dal 1992, anno della firma del trattato di Maastricht, ha iniziato a pagare tassi di interesse sul debito in misura quasi doppia rispetto a Francia e Germania, i nostri principali competitor europei.
E questo avviene tuttora, nonostante l’Italia, negli ultimi 30 anni, abbia avuto avanzi primari praticamente ogni anno.
Che cos’è l’avanzo primario? L’avanzo primario del bilancio statale è la differenza tra la spesa pubblica e le entrate tributarie ed extra-tributarie al netto degli interessi da pagare sul debito. L’avanzo primario è quindi ciò che “avanza” nelle casse statali, per pagare gli interessi sul debito pubblico. Debito pubblico che, come ammette il PdR è cresciuto “principalmente a causa proprio degli interessi”.
Questa è USURA! Non ci sono altri termini. L’Italia è vittima dei meccanismi usurai europei! Non possiamo spendere in sanità pubblica, non possiamo investire nelle scuole, nelle infrastrutture, nella manutenzione della gran parte del patrimonio archeologico perché ci dicono che non ci sono soldi, ma questi servono per pagare interessi da usura sul debito pubblico.
Perché avviene questo? Ce lo dice sempre il PdR nel suo intervento: perché non si tiene conto della solidità dei nostri fondamentali economici, del rapporto tra il debito pubblico versus la solidità dei risparmi medi delle famiglie italiane. Che, per inciso, sono fra le meno indebitate del mondo occidentale. E quindi l’Italia viene vista come una nazione debole e non molto affidabile… e quando vendiamo titoli di stato sul mercato, dobbiamo riconoscere interessi doppi rispetto a Francia e Germania.
L’avanzo primario indica che, sottraendo dalla spesa pubblica l’importo destinato agli interessi sul debito pubblico, in gran parte derivante da debiti passati, il bilancio italiano risulta in positivo, ossia le entrate superano le uscite. È l’esatto opposto di uno sprecone.
Nel corso dell’ultimo trentennio, nella maggior parte degli anni, l’Italia ha conseguito un avanzo primario, con una media eccezionalmente alta, la più elevata a livello mondiale, superiore a quella di tutti i Paesi i cui leader ci etichettano come spendaccioni.
In pratica, per circa 25 anni la Repubblica italiana ha prelevato da cittadini e imprese più di quanto abbia restituito loro sotto forma di beni, servizi, contributi, investimenti e stipendi. Preleva più risorse per pagare e ridurre un debito pubblico che, in rapporto al PIL, continua a crescere. Questo squilibrio peggiora poiché il PIL è bloccato proprio a causa dell’avanzo primario. È come un cane longevo e stordito che da 25 anni si morde la coda senza sosta.
Insomma, il PdR ci dice che dal 1992 il nostro paese è ostaggio di un ricatto finanziario che ci ha impoverito e continua ad affamarci e sapete qual è la soluzione del Capo dello Stato? Più Europa: “Con fermezza, con determinazione, proseguiamo su questa strada”, cioè quella Europea.
E invece noi di Democrazia Sovrana Popolare affermiamo convintamente che l’unica via di salvezza per l’Italia sia di riacquistare la nostra piena e totale sovranità, non uscendo, ma scappando a gambe levate dalla prigione europea e dalla sua guardia armata chiamata euro.
Democrazia Sovrana Popolare ritiene che l’Italia debba riappropriarsi della propria sovranità monetaria, per poter fare politiche economiche, fiscali e di investimento, che ridiano fiato e smalto alla nostra economia, senza assurdi vincoli imposti da burocrati europei alla Von der Leyen o alla Mario Draghi, con tutta la corte di “sicari dell’economia” che corre dietro la loro scia.
DSP vuole che l’Italia possa decidere, in totale autonomia, con quali paesi intraprendere relazioni politiche, economiche e commerciali, senza pregiudizi e senza l’imposizione di finte alleanze, riaprendo rapporti diplomatici con paesi e nazioni che, fino al 2022, avevano garantito vantaggi e benefici a tutti noi, per investire nella pace e non in guerre per interposta nazione, ad esclusivo beneficio del bullo sotto steroidi al di là dell’Atlantico.