di Luisa Cighetti
Si è svolta sabato 15 giugno 2024 la manifestazione èVento di Saccargia: l’evento contro la speculazione energetica promosso dal Coordinamento dei Comitati sardi contro la speculazione energetica. Abbiamo chiesto a Maria Antonietta Pirrigheddu, attrice di teatro e scrittrice, nonché membro del Comitato Gallura, che è intervenuta durante l’evento, di rispondere ad alcune nostre domande. Vi proponiamo, di seguito, l’intervista integrale.
Parliamo dell’evento di Saccargia che si è appena tenuto. Vuoi lanciare un messaggio ai sardi e non?
L’evento di Saccargia, checché ne dicano i detrattori, è stato un successo. Sono arrivate 6.000 persone nonostante i 33 gradi, l’organizzazione è stata impeccabile, vi si respirava una grande energia e un clima di festa. La festa del ritrovarsi, riconoscersi, potersi guardare negli occhi e sapere che si sta lottando per una stessa causa. Una fondamentale causa, perché si tratta della sopravvivenza di un intero popolo. È incredibile che qualcuno esulti perché eravamo “solo” 6.000…
Ma, in fondo, non ha tutti i torti: se i Sardi sapessero cosa si sta preparando per loro, se capissero che l’intento è quello di toglierci tutto, di trattare la Sardegna come se non fosse abitata, la piana di Saccargia non sarebbe stata sufficiente a contenerci. Il rammarico è che troppo spesso non approfondiamo, non andiamo a studiarci le carte e le situazioni: è più semplice affidarci ai proclami dei politici o ai media, nella convinzione che loro sappiamo meglio di noi come stanno le cose e che stiano lavorando “per il nostro bene”, sia gli uni che gli altri. Purtroppo, non è quasi mai così, ed è incredibile che ancora non lo abbiamo capito. È surreale che si tenti di affibbiarci un’etichetta politica, come se questa lotta dovesse avere un partito dietro alle spalle. Lo diciamo fin dall’inizio: non abbiamo colori politici, non sventoliamo bandiere. Qualunque tentativo di strumentalizzarci è fazioso e cadrà nel vuoto.
Chiunque è ben accetto alle nostre manifestazioni e ai nostri convegni, ma non accettiamo che qualcuno ne reclami in qualche modo la paternità. Chiediamo di poterci confrontare con le associazioni, con i sindaci, con i governanti; chiediamo di essere ascoltati anche perché abbiamo soluzioni da proporre. Parliamo con tutti e auspichiamo che nessuno si tiri indietro. Perché i comitati sono trasversali, ci sono tante anime e riusciamo a passar sopra alle differenze personali perché abbiamo un obiettivo comune: salvarci da questa che è la rovina spacciata per progresso.
Maria Antonietta, tu che sei un’artista a tutto tondo e ti sei schierata per una giusta causa, vuoi dire agli artisti di usare la loro visibilità per sensibilizzare l’opinione pubblica?
Un artista è tale perché ha una sensibilità particolare e riesce ad esprimerla in modo originale. Un artista che nasce in Sardegna, che la “vive”, che l’ha respirata e da cui è stato allattato come fosse il petto di sua madre (e di fatto lo è) esprime un’arte legata necessariamente al DNA di questa terra unica. Come può dunque rinnegarla, come può ignorare il suo grido di aiuto? Gli artisti dovrebbero essere i primi a darle voce. Noi del Coordinamento Gallura abbiamo lanciato un appello al mondo dell’arte. In tanti ci hanno risposto; alcuni di loro erano presenti sul palco di Saccargia e abbiamo visto quanto siano legati a questa Madre Antica. Ma stiamo ancora aspettando la risposta degli altri. E ci auguriamo venga quanto prima, perché la fonte primaria della loro ispirazione rischia seriamente di scomparire. Se verranno realizzati i piani del governo di Roma, che ha decretato la nostra condanna a morte, la Sardegna verrà trasformata in una landa industriale dove ci sarà davvero poco spazio per l’arte e la bellezza.
Una domanda che mi riguarda personalmente in quanto membro della resistenza e in questo momento al fronte, visto che abito nella provincia di Oristano: come possiamo bloccare l’invasione degli ecomostri che sono stoccati al Porto di Oristano?
Se lo sapessi sarebbero già ripartiti… Considera che quella che stiamo combattendo è a tutti gli effetti una guerra. Siamo attaccati da più fronti, e ogni giorno scopriamo che c’è in preparazione un nuovo decreto contro di noi. Ai piani alti, con la complicità delle “pedine” locali, hanno deciso di sacrificare quest’Isola per il profitto di multinazionali e faccendieri di mezzo mondo, con la scusa della transizione energetica. In realtà, non ci sarà alcuna transizione: l’energia che verrà prodotta qui sarà tutt’altro che pulita, sia per le materie prime necessarie, sia per l’inquinamento prodotto dal trasporto e dallo stoccaggio, sia perché la devastazione non va d’accordo con la sostenibilità ambientale. Ma chi guadagna certe cifre non si preoccupa certamente di un genocidio, e lo vediamo anche altrove.
Cosa possiamo fare? Anzitutto informarci, capire e far sapere. La conoscenza è la miglior difesa. Un popolo che sa di essere condannato si ribella. Contattare i comitati più vicini, crearne di nuovi, partecipare alle iniziative: esserci è fondamentale. Saranno inevitabili i presidi e monteranno le proteste, quando la gente vedrà coi propri occhi il territorio devastato, quando si renderà conto che non avrà più un posto decente in cui vivere.