di Teresina
Dici Sardegna, dici mare.
Sì, ma non solo. La Sardegna è molto più che coste da sogno: è clima brioso e deciso, che si tratti di vento, pioggia o sole; è vette morbide che muovono l’orizzonte ed è paesaggio popolato da endemismi floro-faunistici che la rendono un continente a sé. Anzi, un mondo a parte nel quale folklore e tradizione si mescolano con la Storia. La storia culturalmente pregnante di un popolo per tanti versi ancora misterioso, e la storia leggendaria di un popolo magico che, nel ripetersi lento ma rigoroso di taluni riti, un poco scopre e un poco conserva l’arcano dei propri connotati salienti.
Ecco, in questo secondo punto di osservazione si colloca la tradizione de is panixeddasa.
A Sinnai, infatti, dove io risiedo, è tradizione preparare per l’Ognissanti questi doni per i bimbi che, andando di casa in casa e vestiti di bianco come fantasmi, si fermeranno a chiedere is panisceddasa, ovvero delle piccole offerte a base di dolci, frutta o soldini, che aiutino le anime del Purgatorio a sostenersi nella traversata terrena proprio il giorno dell’Ognissanti; giorno nel quale tornano sulla terra. Così chi le ricorda affida ai bimbi l’offerta di cibo oltre alle consuete preghiere recitate in suffragio.
La tradizione dello scambio di offerte per donar pace ai cari defunti pare possa risalire a dei riti che avvenivano già in epoca nuragica; perciò i Sardi hanno da millenni il loro tradizionale Halloween, meno noto ma molto sentito in ogni area dell’isola, ché ogni paese ha il proprio rito di doni seppure chiamandolo con nomi diversi.
Le mie animeddasa, quelle che vedete in copertina, sono personalizzate realizzandole a forma di zucca e riempiendole di mozzarella e cioccolato o rucola e gorgonzola. Gusti non consueti e per palati decisi ma solo a base d’ingredienti naturali, esattamente come vorrebbero i nostri antenati ai quali piaceva mangiar sano. Sano! A buon intenditor poche parole.