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di Alessio Canu

Se sul versante eolico continua lo scarico notturno di pale, comportamento da veri e propri ladri del territorio che, attualmente, ha come cornice il porto di Oristano (oramai vero e proprio pertugio sfruttato dai ladri della Sardegna e dai loro complici,[1] sul versante politico la mirabolante Legge 20 dimostra tutta la propria efficacia nel bloccare la speculazione energetica. Ossia nulla. A riprova del fatto che tutte le parole pronunciate dai Moralmente Superiori dell’attuale Giunta altro non sono che aria fritta.

Sottolineiamo che lo scarico indefesso delle mega pale continua alla presenza dei manifestanti dei Comitati i quali, eroicamente, persistono nel dare testimonianza della loro Resistenza.[2] Resistenza avverso uno Stato che non si pone quale rappresentante dei propri cittadini e anzi va contro di loro e dei loro interessi. Ciò è ancora più se quei cittadini sono Sardi, e quello che si consuma è un attacco che si compie in quella che sembra essere sempre più considerata come una colonia, piuttosto che una Regione (alla faccia del nostro Statuto, vilipeso dall’esterno e non protetto da coloro che dovrebbero rappresentare la nostra Regione).

A questa situazione s’allaccia una notizia; un fatto che si intreccia su due interessi vitali della Sardegna: l’energetico e l’idrico. Infatti, è notizia che il Consiglio di Stato ha ribaltato una precedente sentenza del 2023 enunciata dal Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche (TSAP), che inizialmente aveva assegnato il controllo della diga del Taloro e del suo sistema idroelettrico all’ENEL. Ora, con quest’ultima sentenza, la definitiva, li assegna alla Regione.[3] Questo perché delle normative regionali (17/2000 e 19/2006) assegnano alla Regione la preminenza del controllo delle risorse idriche.

La notizia non è secondaria dal momento che, nel portafoglio energetico del futuro, bisognerà diversificare le fonti energetiche di origine. E in Italia (Sardegna compresa ovviamente), storicamente un quarto/terzo dell’energia elettrica prodotta proviene dall’idroelettrico che, pur in tempi di transizione energetica, viene sempre poco considerato. Vuoi perché poco dopato dai sussidi pubblici come nel caso dell’eolico e del fotovoltaico (vero speculatori del vento e del sole?) Vuoi perché con un ciclo che rispetto al revamping possibile nell’eolico, non sono previsti così grossi interventi e così grossi indotti. In tempi di modificazioni delle precipitazioni, del loro tono e di carenze idriche sempre più marcate, investimenti in questa direzione avrebbero anche un ruolo nel creare veri e propri depositi d’acqua pronti per l’emergenza. Senza considerare lo sfruttamento turistico delle risorse (altro che parchi eolici a vocazione turistica!)

C’è un però da considerare. Visto che l’idroelettrico torna sotto controllo regionale, come verrà gestito il tutto? Il dilemma è: lasciare a livello regionale la gestione o demandare a livello locale? Già nel 2018 l’Unione Comuni della Barbagia, nelle parole di Arbau, sollevava giustamente la questione[4] con queste dichiarazioni: «Fino ad oggi le dighe erano state date in concessione all’Enel e la Regione ci ha fatto accordi ed accordicchi sul nostro territorio. È una storica battaglia della Barbagia quella del controllo del territorio e dei cespiti che si producono, che, peraltro, avevo già portato in Consiglio regionale con una interrogazione in cui chiedevo di “risolvere la situazione relativa all’acquisizione al patrimonio regionale delle centrali idroelettriche, illegittimamente detenute da ENEL Spa”. Il prossimo passo, tuttavia, deve essere quello di dare ai Comuni e nello specifico al Consorzio Imbrifero Montano del Taloro la gestione delle risorse. Occorre costituire un sistema idroelettrico democratico che consenta ai territori interessati dai bacini di avere una congrua contropartita economica». Acutamente, concludeva Arbau: «… evitare che ad un monopolista romano se ne sostituisca uno cagliaritano, peggio se pubblico, che lascia sul territorio i disagi in cambio di una elemosina e del ricatto di pochi posti di lavoro».

Che altro aggiungere? Alla Presidente (sub iudice) Todde bisognerebbe far leggere queste dichiarazioni. Perché? Perché, oltre all’euforia per un successo derivato da azioni precedenti alla sua Giunta ma festeggiato come proprio, bisogna sottolineare una dichiarazione sulla sentenza fatta a caldo:[5] «La sentenza della Cassazione rappresenta un passo fondamentale per riaffermare i diritti della Sardegna nella gestione delle risorse idriche e nel consolidamento di una politica energetica che punta sulle fonti rinnovabili. Questo risultato rafforza, inoltre, la posizione della Regione nella pianificazione del nuovo Piano Energetico Regionale e nella costituzione della Società Energetica della Sardegna».

Ecco se il piano è creare una società energetica isolana gestita come tendiamo a gestire la cosa pubblica in Sardegna (ossia male, vedasi fronte acqua negli ultimi 30 anni), allora meglio demandare alle comunità locali e dare la gestione di fonti così importanti a chi sta sul territorio, evitando di far svendere risorse in cambio della proverbiale marchetta da 5 posti fissi amministrativi, ché ne abbiamo già avuto di situa

[1] https://www.unionesarda.it/multimedia/oristano-villacidro-le-maxi-pale-eoliche-viaggiano-di-notte-blocchi-sulla-statale-y1y6vu7c

[2] https://www.unionesarda.it/news-sardegna/medio-campidano/oristano-villacidro-le-maxi-pale-eoliche-viaggiano-scortate-di-notte-blocchi-sulla-statale-wuet575d

[3] https://www.unionesarda.it/news-sardegna/la-cassazione-da-ragione-alla-sardegna-sulle-centrali-del-taloro-todde-ora-lagenzia-per-lenergia-oifmtpc3

[4] https://www.algheronotizie.com/contenuto/0/12/102280/la-diga-del-taloro-e-nostra-se-torna-alla-regione-vogliamo-i-soldi-che-si-producono-dallo-sfruttamento-del-nostro-territorio

[5] https://www.unionesarda.it/news-sardegna/la-cassazione-da-ragione-alla-sardegna-sulle-centrali-del-taloro-todde-ora-lagenzia-per-lenergia-oifmtpc3

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