di Ingrid Atzei
18 ottobre 2021: quando il coraggio di persone comuni si mise al servizio del primo articolo della Costituzione per difendere lavoro e sovranità popolare
La gente come noi non molla mai fu il motto scelto dai portuali di Trieste, rappresentati dal sindacalista Stefano Puzzer, allorquando la Polizia italiana fece sgomberare, dal varco 4 del molo 7 del porto di frontiera, utilizzando idranti e lacrimogeni, un presidio pacifico contro la misura del green pass divenuto obbligatorio per accedere al posto di lavoro il 15 ottobre 2021, giorno d’inizio di uno sciopero indetto dai portuali stessi contro quella misura liberticida e lavoricida. Sciopero che, è importante sottolinearlo, non impedì in alcun modo a chi desiderava accedere al proprio posto di lavoro di farlo, dunque, in sè e per sè, non bloccò le attività del porto.
Cionondimeno, lunedì 18 ottobre, la decisione della Procura di Trieste restituì immagini mai pensabili prima d’allora di forze dell’ordine che “riportavano l’ordine” tra loro connazionali che stringevano in mano il rosario stando seduti per terra, in una posizione tutt’altro che offensiva, che in precedenza avevano distribuito rose e che erano lì in compagnia delle loro famiglie, ovvero con donne e bambini.
Quelle immagini furono e resteranno espressione plastica di un paradigma dell’ordine dimentico che la sovranità appartiene al popolo ed è esso che va assolutamente difeso finanche nelle proprie minoranze. Ricordiamo sempre che la differenza tra dittatura e democrazia inizia fin dal modo in cui si scelga di collocare soggetto e complemento oggetto: nella dittatura il potere controlla il popolo, nella democrazia il popolo controlla il potere.
Non è secondario ricordare, inoltre, che quel 18 ottobre s’intimò ai portuali di sgomberare il varco “in nome del popolo italiano”, come se i portuali e le loro famiglie già non fossero popolo italiano. Di più, popolo italiano che, in democrazia (tale dovrebbe essere l’Italia), manifestava un’istanza ad un potere quantomeno distratto poiché dimentico che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro!
Ma, in quest’era nostra dispotica e distopica, il popolo può ben essere quello degli schiavi così che la sua sovranità scivoli nel pozzo della schiavitù. I portuali, tre anni fa, difesero la loro identità, la loro dignità, il loro orgoglio, le loro famiglie e l’Italia tutta perché solo chi non è schiavo non molla mai.