di Alessio Canu

Fumo negli occhi; solo fumo negli occhi. È questo ciò che si prova a lanciare sul volto dell’intero popolo sardo quando si proclama ai quattro venti la Legge sulle aree idonee, che a detta di molti tifosi politici renderebbe inutile la proposta di Legge Pratobello ‘24.

In genere, più una decisione viene presentata in pompa magna e più ha il sapore della ciofeca.

Dopo averla letta, mi sono fatto un’idea, confortato in tal senso dal parere analogo di tanti comitati e di tante figure impegnate nella lotta contro la speculazione energetica. O siamo tutti in preda ad un’allucinazione collettiva o continuiamo, giustamente, a vedere come unica soluzione la Pratobello ‘24 (che invece la politica degli scranni regionali eviterebbe come la morte).

In molti accusano la Giunta attuale di essere più realista del re nell’individuazione delle aree idonee e di non fare realmente il bene della Sardegna (nonostante i roboanti comunicati pieni di formule alla “non permetteremo”).

Perché?

Per una serie di punti che possiamo riassumere qui di seguito e che evidenziano quanto i dubbi avanzati con decisione durante gli incontri con la RAS fossero fondati:

  • innanzittutto, la persistenza diabolica nell’incaponirsi a voler usare formule ed espressioni ingannevoli e fuorvianti.

Parlare di “aree idonee” è sbagliato. Le “aree idonee” non sono le uniche dove potrebbero sorgere impianti a FER, sono piuttosto aree di accelerazione, dove ricadono molte delle norme e dei vincoli a cui è soggetta qualsiasi costruzione e opera si voglia costruire. In sostanza, liberalizzazione estrema e via libera a possibili ecomostri in barba al paesaggio e all’ambiente. Oltre che in queste aree si potranno costruire gli stessi impianti nelle aree ordinarie, con i controlli e le valutazioni normalmente previste. Non è possibile spesso eseguire opere anche ridotte, talvolta necessarie per il corretto sfruttamento degli agri, ma è possibile costruire gigantesche guglie di vetroresina che non serviranno a nessuno;

  • la frettolosa e sospetta approvazione, che arriva con tre mesi di anticipo rispetto al termine ultimo (fissato per dicembre 2024).

Quando si vuole veramente ragionare con le popolazioni, le amministrazioni locali e i comitati, non si fanno incontri organizzati con approssimazione, fornendo questionari in bianco (come segnalato da alcuni presenti alle riunioni) e dando l’impressione di non essere affatto nella piena cognizione della tematica. Al contrario, tale modus operandi ha veicolato l’impressione che la Giunta si trovasse a confrontarsi ob torto collo con i presenti per poi, nel giro di pochi giorni, approvare la legge senza nemmeno illustrarla preventivamente nel suo testo definitivo. Ma, soprattutto, perché questa fretta? Quale il motivo retrostante d’anticipare di tre mesi il termine, esibendolo come un risultato meritorio? Cui prodest? La velocità insolita con la quale è stata approvata la legge è sospetta, soprattutto nel mezzo della raccolta firme Pratobello ‘24 e prima della presentazione delle sottoscrizioni al Consiglio Regionale. Si ha l’impressione che si cerchi di affossarla (perché lo schiaffo è stato forte per la politica isolana e chi è al governo e in Consiglio deve dimostrare di fare qualcosa, non importa cosa o come, purché sia qualcosa);

  • la riduzione delle fasce di tutela dei beni e delle zone ad uso civico ridotta a 2 Km – secondo l’allegato “c” del DL aree idonee, paragrafo 1, lettera O – contro i 3 Km del D.lgs 199/2021 – “Decreto Draghi”, art. 20, comma 8, lettera C -, come fatto osservare dall’avvocato Michele Zuddas.

Che senso ha ridurre la zona di tutela? Aumentare le zone dove sarà possibile sistemare impianti a FER? Passare da un raggio di 3 km ad uno di 2 km riduce notevolmente l’area protetta e non si capisce il senso di ridurla quando pure il governo nazionale si atteneva a soglie più alte. Se l’intento era di non permettere che la Sardegna subisse fenomeni ingiusti e predatori, mi pare che qua si vada in direzione completamente opposta. La stessa Presidente Todde, ad Oristano, il 21 settembre 2024, ha ammesso che la fascia di rispetto per il grande eolico è di 7 km e non di 2 km, da correggere con un emendamento di Giunta. Intanto, però, c’è scritto 2 km;

  • all’articolo 2 comma c si accenna alle Comunità Energetiche Rinnovabili, nell’ambito del finanziamento di Impianti Fotovoltaici e di Autoconsumo, che comprende persone residenti in Sardegna per le coperture abitative, d’imprese, Comuni o altri enti Amministrativi ecc.

Si citano le CER nella forma di “ammesse dalla legge”. Formula troppo generica, che non spiega che tipo di controllo esse debbano avere (Pubblico? Maggioranza pubblica? Privato?) Per fare un confronto, nella Pratobello ‘24 le CER sono previste come istituzioni pubbliche o a maggioranza pubblica, con possibilità di collaborazione con imprese private, non in forma vacua e imprecisa. L’energia prodotta in Sardegna deve essere per i Sardi e con introiti che vadano alla collettività sarda;

  • al comma 1 dell’articolo 3 si deroga ai Comuni la possibilità di eseguire impianti a FER su aree non idonee anche se necessaria una modifica dello strumento di pianificazione urbanistica (cosa non possibile nella Pratobello ’24 per la quale si possono solo ampliare le aree di tutela).

Il testo approvato dalla Giunta ora andrà in Consiglio per l’iter di approvazione.

Così come presentata la legge ha dei coni d’ombra che non vanno bene ai fini della battaglia contro la speculazione energetica che si sta combattendo in Sardegna. Piuttosto, devono essere recepite tutte le norme della Pratobello ‘24, la cui presentazione al Consiglio avverrà comunque come già programmato. Ma nessun voto d’aula potrà coprire la scollatura che si è verificata e si amplia sempre più nettamente tra gli scranni del Consiglio e la popolazione sarda che si è risvegliata.

Per questo, sempre guardia alta e avanti per la Pratobello ‘24, perché queste saranno settimane cruciali.

 

 

 

 

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