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di Alessio Canu

Un 2025 di nuove sfide. E di tante cose che vorremmo aspettarci dal nuovo anno, dopo un 2024 di battaglia e di lotta. La nostra Isola è attesa da diverse sfide, che segneranno la traiettoria futura nostra e della nostra Terra. Il 2025 sarà uno degli anni cruciali per la Sardegna perché si intrecceranno diversi campi di battaglia, nostro compito sarà quello di presentarci pronti a difendere gli interessi della Sardegna e dei Sardi.

Partiamo dalla lotta alla speculazione energetica, che vedrà il 2024 concludersi con lo Sveglione di stasera sotto il Consiglio Regionale a Cagliari.[1] Siamo con una legge 20 (aree idonee) che è parzialmente azzoppata perché impugnato è il decreto Pichetto Fratin nella parte relativa all’identificazione delle aree non idonee (al momento vige una sospensiva, in attesa del pronunciamento definitivo). La Moratoria risulta essere superata dalla legge 20 già citata e la Pratobello 24 è stata ignorata con una faccia tosta che non ha nemmeno la dignità di dover rendere conto alle 210729 persone che hanno firmato e si sono riconosciute nella proposta. E per dirla con Silone, che concludeva così il suo Fontamara: “Che fare?”. Prendete questo passo: «Che fare? Che fare contro i soprusi e l’ingiustizia? Che fare quando hai la quasi certezza che ogni tuo sforzo è vano e che i potenti se la cavano sempre mentre i poveri soccombono inevitabilmente ad un destino crudele? Che fare? Ecco il titolo! Uomini, donne e ragazzi, tutti i Fontamaresi si esprimeranno in un unico coro impressionante. “Che fare?” bisogna ripeterlo sempre, in ogni articolo, per svegliare tutti e chiamare all’azione».

Riprendere la discussione in ogni ambito, organizzare eventi, mantenere alta l’attenzione, cercando di dare un filo logico, un pensiero organico alla protesta. La lotta alla speculazione energetica è fondamentale per diversi motivi:

  • perché combatte uno stravolgimento della transizione energetica inizialmente pensata dalla UE,
  • perché si oppone allo stravolgimento e alla distruzione del nostro tessuto sociale,
  • perché questa speculazione è lo schiaffo più forte alla nostra autonomia. Autonomia che abbiamo in quanto popolo con una lingua, una cultura e una storia peculiare, diversa rispetto a quello del resto d’Italia.

Lo statuto autonomo non è una concessione data dalla nostra estrema povertà, come dice sempre la Todde, ma è il riconoscimento di un’etnia e di una cultura uniche ed esclusive della nostra isola, così come per le altre quattro regioni che possono vantare uno Statuto Autonomo (Valle d’Aosta dal retroterra francese, Friuli dal retroterra friulano/slavo, Sicilia con il proprio retroterra endogeno, Trentino Alto Adige con il Sudtirolo tedesco). E se la diciamo in maniera più cruda, la Valle d’Aosta di fatto lo ricevette perché era nelle mire di De Gaulle, l’Alto Adige dei tedeschi, buona parte del Friuli di Tito (ricordiamo che Trieste venne occupata per un mese e mezzo dai partigiani titini) e in Sicilia vi era l’EVIS (Esercito Volontario per l’Indipendenza della Sicilia).

Questa autonomia viene sempre più vilipesa dalla necessità che i nostri politici rispettino pedissequamente le direttive romane. E con queste premesse, è chiaro che una Pratobello 24 non verrà mai appoggiata, così come non vedremo mai lotte eque in ambito sanitario, trasporti, linguistico, stradale, ferroviario. Tutto viene declinato in un rapporto sovrano/vassallo nel quale i nostri politici altro non sono che ambasciatori del diktat romano, con i partiti “sardi” di appoggio capaci soltanto di sottostare alle direttive imposte in cambio di incarichi. Ecco cosa comporta il movimento tellurico dato dalla Pratobello 24.

Ma la sovranità energetica, come già scritto nel mio ultimo post su Facebook, è solo uno dei tanti tasselli dei quali si compone la sovranità di una Terra e del suo Popolo. E, come sottolineato nell’incontro tenuto ad Oliena dall’amico e agronomo Maurizio Fadda, essa è nulla per il futuro di una terra e del suo popolo se non è accompagnata dall’indipendenza alimentare, pietra miliare della capacità di essere autonomi e autosufficienti. E il miglior modo per poter attaccare i Sardi è quello di privarli di più controlli: di quello energetico, di quello alimentare (invero mai detenuto), di quello idrico (le vicende legate ad Abbanoa). Senza considerare il mancato controllo dei trasporti aerei e marittimi e delle pesanti servitù, militari e non, cui veniamo sottoposti.

Tutto questo per indicare le priorità che dovremo avere per il 2025: energia, acqua, vie di comunicazione, trasporti aerei e marittimi, sanità (e debellare il male del turismo sanitario che vede tanti conterranei dover emigrare fuori Sardegna per ricevere cure degne di questo nome). Proprio nell’ambito sanitario va registrata una prima idea infelice di mancata necessità data dal dover accogliere un’Ospedale IRCSS (ossia della più alta specializzazione) in Pediatria per l’ARNAS Brotzu,[2] che successivamente sembra essere stata fortunatamente smentita.[3]

È possibile che dobbiamo assistere a questa discutibile statura morale e intellettuale? Quella di chi si propone di governare 1600000 Sardi! Quando dalla stessa Giunta si dice che I legislatori siamo noi è per dimostrare la propria incapacità a prendere in pugno il proprio futuro e uscire dal leitmotiv di un’Isola spopolata, dove non è conveniente far nulla? Quando bisognerebbe osare e avere una visione della Sardegna di qui a 20, 30, 50 anni (come tanto si starnazzava in campagna elettorale, specie in quel di Tramatza per il Movimento) per poter finalmente dire per aspera ad astra?

[1] https://www.google.com/amp/s/www.unionesarda.it/news-sardegna/cagliari/il-popolo-di-pratobello-non-si-ferma-appuntamento-il-31-dicembre-sotto-il-consiglio-wfcfrt0m%3famp=1

[2] https://www.facebook.com/maurocongia5s/photos/lospedale-pediatrico-irccs-e-le-dichiarazione-della-fundoniho-letto-con-disappun/563517366486700/

[3] https://www.unionesarda.it/politica/vertice-di-maggioranza-todde-la-sanita-ha-priorita-su-tutto-t9j34k48

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