di Paola Marrone
13 luglio 2024
Sono a Villa Taticchi, un’elegante dimora signorile in un’amena e verdeggiante frazione di Perugia, Ponte Pattoli. È qui che si terrà l’assemblea perugina di DSP.
Uno staff accogliente indirizza gl’intervenuti nella stanza adibita all’incontro, all’interno della quale sono sistemate un’ottantina di sedie; tutte occupate dall’inizio fino al termine dell’assemblea. I protagonisti seduti al tavolo dei relatori sono Marco Rizzo, Giuseppe Gasparri, Beatrice Spitoni e Francesco Toscano.
Il coordinatore regionale per l’Umbria, Gasparri, apre l’incontro raccontando l’esperienza di Democrazia Sovrana Popolare dal suo inizio, ovvero dalla raccolta delle firme per le europee che ha permesso ai volontari di parlare con la gente per la strada, raccogliendo le intime aspettative di un popolo desideroso di cambiamento. Quali i temi profondamente sentiti su cui si basano le aspettative delle persone? Il contrasto alla guerra, all’economia liberista e l’urgenza nel creare politiche di piena occupazione. L’incontro con le persone ha messo in luce il fatto che tanti hanno rinunciato a chiedere alla politica; l’astensionismo emerge dalla disaffezione di uomini e donne che non si sentono rappresentati né aiutati dalle classi dirigenti votate. I partiti oggi presenti, che siano di destra o di sinistra, non fanno che parlare la stessa lingua su temi che la gente non sente propri: il gender, il green, il digitale, la sanità delle ossessioni pandemiche, la guerra. Questi sono gli argomenti trattati secondo un’agenda globalista che non ascolta le vere necessità di un popolo allo stremo delle forze e che cerca, invece, risposte alle esigenze quotidiane del presente come a quelle del futuro. La politica veste, ormai, la stessa uniforme; è un polo unico, contrapposto alla gente, cui viene chiesto in modo martellante “resilienza, sostenibilità, inclusione”. Concetti capestro ripetuti ossessivamente da tutti i media come unica narrazione: noi popolo siamo i sacrificabili da parte degli stakeholders privati (investitori senza scrupoli) che lucrano sulle privazioni delle persone comuni per i loro biechi interessi finanziari.
Ecco che Democrazia Sovrana Popolare è chiamata a ricostruire un percorso che ridia fiducia alle persone. DSP si propone di cambiare radicalmente l’attuale disfacimento dello Stato per ristabilire l’esercizio vero e pieno dei diritti umani e civili che ogni cittadino è chiamato ad esercitare. È il momento di rinnovare la società civile, liberandoci dall’etichettatura delle definizioni “anti-sistema” e “dissenso”: Democrazia Sovrana Popolare risponde legittimamente ai dettami della Costituzione italiana; pertanto, può essere il partito di una politica nuova, identitaria, onesta, catalizzatrice di consenso.
Marco Rizzo apre il suo intervento con quanto riferito dalle agenzie di stampa: Putin ha dichiarato che le capitali europee sono target per eventuale legittima difesa in caso di azioni offensive da parte dell’Occidente (ELSA, European Long-range Strike Approach unisce Francia, Italia, Germania e Polonia in un ulteriore accordo d’intervento anti-Russia).
Alla luce di questa nefasta notizia, DSP ha il compito di accelerare una cultura dell’analisi concreta: il mondo è in una drammatica fase di involuzione e la politica deve assumersi la responsabilità di invertire immediatamente la rotta. Il primo segnale era da interpretare già quando il Covid è stato introdotto con tanta prepotenza da stracciare la Costituzione, la carta dei diritti degli italiani. Fin da subito, si è compreso che fosse un esperimento sociale di controllo su scala planetaria: i più accorti hanno preso subito consapevolezza di come gli strumenti dell’informazione veicolassero un messaggio falso, comprendendo che la comunicazione avesse la finalità di obnubilare le menti per introdurre regole di obbedienza e sottomissione ad un progetto sociologico scellerato che permettesse azioni (oggi risultate criminali) di oppressione sul popolo terrorizzato.
Un altro punto di analisi di Rizzo ha focalizzato le disuguaglianze sociali: mentre il secolo scorso è stato caratterizzato dalla composizione di classi della società, divisa in modo antitetico tra ceto medio e classe proletaria, oggi il fenomeno della produzione industriale, e di tutto il mondo del lavoro, è guidato da una dirigenza che ha schiacciato gli imprenditori, asfissiando la piccola e media imprenditoria delle eccellenze made in Italy. La politica ha il compito-obbligo di studiare questi fenomeni macroeconomici per intervenire e dare dignità ad un Paese che ha costruito parte della propria forza sul lavoro, mentre la globalizzazione, permessa dai vecchi partiti fermi al dibattito superficiale tra una destra e una sinistra preoccupate dell’armocromia di facciata, sta portando a far esplodere il sistema socioeconomico, polverizzando centinaia di anni di sviluppo, sia locale che nazionale.
Democrazia Sovrana Popolare vuole riabilitare la sovranità popolare, quella vocazione tutta italiana che deve unire il Paese da nord a sud, da ovest ad est: dimostriamo che il sovranismo popolare è la declinazione migliore della nostra storia, usciamo dal sistematico schiacciamento dei popoli da parte dell’oligarchia globalista finanziaria, ricongiungiamo le trame del tessuto “Italia” ripartendo dal legame necessario tra Popolo ed istituzioni, ricostruiamo le fondamenta di una politica oggi aliena alle necessità vere della gente, ricuciamo relazioni costruttive tra le persone e le istituzioni.
Il motto di Democrazia Sovrana Popolare “la nostra forza siete Voi” del Congresso di gennaio si rinnova e prende forza; il motore è la voglia di invertire la deriva della Nazione Italia, partendo dalle prossime elezioni regionali in Umbria, dove Marco Rizzo si propone Presidente della lista ribadendo l’impegno cardine per l’“Umbria sovrana nel cuore”.
Gli obiettivi per ripristinare la sovranità sono ambiziosi: pace, economia e società.
Politicamente, le regioni sono state create per rispondere ad esigenze di gestione della sanità, fiore all’occhiello del Paese quando ancora la Politica si preoccupava dell’”universalismo della buona salute”, fino al 2019 garantita a tutti, senza distinzione di ceto sociale, cui il ricco come il povero ricorrevano, in qualsiasi struttura pubblica. Lo spartiacque della presunta pandemia ha determinato il fallimento del servizio pubblico, oggi malfunzionante o pressoché inesistente, per favorire un “aziendalismo” privato, dove il bene più importante di ogni individuo, la salute, è appannaggio di chi può permettersi visite costose, non essendo più garantito dalla legge (secondo il dettame costituzionale contenuto nell’art. 32: La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti…)
Democrazia Sovrana Popolare ha obiettivi diversi dai partiti che hanno abbandonato la gente per trincerarsi nel loro mondo aureo, fatto di privilegi personali, lontani dalle esigenze quotidiane di chi li ha collocati in sedi amministrative per prendere decisioni con responsabilità in favore della collettività.
L’appuntamento umbro è per il 26 luglio, dove verranno presentate le proposte di possibili candidati.
Il terzo intervento è del Presidente Nazionale del partito, Francesco Toscano, che, ripartendo dall’intensificazione delle tensioni geopolitiche, sottolinea e schernisce la condizione delle menti che dirigono una politica robotizzata, comandata da altri ed espletata passivamente da agenti inerti, chini e proni, sottomessi ai diktat extra/sovra-nazionali. A causa di questi politici senza spina dorsale, sei milioni di italiani versano in condizioni di povertà assoluta, senza possibilità di accesso ai minimi diritti civili, ridotti alla fame. Questi e tanta altra parte della popolazione italiana, illusa prima e delusa poi da politiche di austerità continue che hanno condannato il Paese all’indebitamento ed al sussiego verso poteri esterni parassitari nei confronti della nostra migliore economia d’impresa, non crede più nella politica e si astiene dal partecipare alla res publica e, invece, deve sentirsi come propria parte attiva nella ricostruzione del Paese, dando il proprio contributo, operando cittadinanza attiva senza delegare altri ad esprimere le necessità che lo caratterizzano come individuo. La politica degli ultimi trent’anni ha destrutturato le persone fino a renderle inermi. Toscano ci ricorda che «Noi siamo come quegli ucraini che non avevano capito nulla fino a febbraio 2022» e che «La sottomissione dell’economia alla moneta fiat (valuta nazionale non ancorata al prezzo di una materia prima come oro o argento)», decisa da chi stabilisce il gioco economico finanziario a livello mondiale, «è stato il mezzo principale di impoverimento e schiavizzazione e la politica italiana si è resa ancella, prostrandosi (o prostituendosi?) alle volontà di altri».
Questi imperativi esterni, ciò che Gramsci definiva “meccanico impedimento”, hanno imposto, secondo un “darwinismo sociale”, la volontà di un’élite che ha barbaramente e cinicamente inaridito l’Italia, con una vocina beffarda che sussurra: votate pure, tanto siete comandati. Il sistema economico è stato fatto collassare per piegare la società civile su se stessa, assoggettata alle multinazionali e ai poteri lobbistici, ai quali i gruppi politici di destra e sinistra, senza soluzione di continuità, hanno permesso di violentare/massacrare il Paese e chi vi dimora.
Democrazia Sovrana Popolare ha già dimostrato fattivamente la volontà di contrapporsi con progetti concreti di coinvolgimento delle persone, ricostruzione del consenso e programmi per la riedificazione della società civile. Per quanto dall’esterno concorrano costantemente forze che cerchino di demolirne la visibilità, Democrazia Sovrana Popolare vuole contrapporsi alle scelleratezze della dirigenza politica attuale per mettersi al servizio della gente. Toscano ribadisce: «non è la vittoria del partito il fine, ma essere vicino al popolo».
Chiude l’assemblea la candidata alle elezioni politiche europee, l’avvocato Beatrice Spitoni, che esprime la necessità politica di lavorare sul territorio, rinnovando il proprio impegno giuridico, già messo in campo nella difesa dei diritti dei lavoratori negli ambiti medico e scolastico, esclusi dal diritto al lavoro durante il periodo pandemico.
L’avvocato ha messo l’accento sui problemi della scuola, specificando la deriva in corso dettata dalla politica legata alle identità di genere. Ha citato, ad esempio, l’adozione da parte di molte scuole di un regolamento che includa “la carriera alias” per gli studenti: si tratta della possibilità, per lo studente che ne faccia domanda, di vedersi attribuito un nuovo profilo burocratico che vada a sostituire il proprio nome anagrafico nel registro elettronico con un nome elettivo dell’altro sesso, ovvero diverso rispetto al proprio; tutto questo, sottolinea la Spitoni, contra legem, non potendo la scuola avere competenze legislative relativamente a rettifiche anagrafiche. Ha, inoltre, sottolineato l’importanza di ristabilire una priorità nei programmi scolastici che ridiano dignità allo studio dei classici, al patrimonio inestimabile di uno Stato che, per assurda obbedienza a canoni politicamente corretti, sta pian piano sminuendo lo studio del patrimonio culturale del Paese, impedendo così l’effettiva trasmissione della ricchezza e della bellezza artistico-letteraria che ci rende unici nel panorama culturale mondiale.