di Fabio Fiori

Le modalità di affrontare l’argomento della cosiddetta intelligenza artificiale nei circuiti mainstream o alternativi sono sostanzialmente conseguenti alla visione del mondo corrispondente alle due realtà. L’intelligenza artificiale è totalmente positiva e costituisce l’esito di un progresso inevitabile, oppure è qualcosa di intrinsecamente negativo e pericoloso e il suo sviluppo va combattuto. A volte poi il mainstream cambia idea e diventa sospettoso circa l’argomento, cercando di limitarne l’utilizzo o lo sviluppo stesso, come accaduto con la recente legislazione europea.

Quello che accomuna tutte le posizioni, tuttavia, è una certa superficialità nella conoscenza dell’argomento, vuoi per l’eccessiva semplificazione, vuoi per la reale ignoranza che circonda l’intelligenza artificiale, la cui comprensione effettiva rimane nell’ambito tecnico dei suoi sviluppatori.

Questo modesto contributo vuole essere un tentativo di portare un minimo di apertura sull’argomento.

 

Cos’è l’intelligenza artificiale?

Prendiamo definizione e spiegazioni dal sito IBM: «L’intelligenza artificiale, o AI, è una tecnologia che consente a computer e macchine di simulare l’intelligenza e la capacità di risoluzione dei problemi degli esseri umani».

Si tratta di software complessi, resi operativi da una capacità di calcolo delle macchine ormai sempre più potente.

È possibile distinguere tra:

  • «Intelligenza artificiale ristretta (ANI)», che «è un’AI addestrata e orientata a eseguire attività specifiche» e
  • «Intelligenza artificiale generale (AGI) e superintelligenza artificiale (ASI)» che sono «una forma teorica di AI secondo la quale una macchina avrebbe un’intelligenza pari a quella umana, una coscienza autoconsapevole con la capacità di risolvere problemi, imparare e pianificare il futuro».

Allo stato attuale esiste unicamente la AI ristretta, mentre per le altre due l’IBM c’informa di come «i ricercatori di AI ne stiano esplorando gli sviluppi».

La AI ristretta, al suo interno, utilizza complessi sistemi di elaborazione per lo più statistica dei dati.

Per ulteriori approfondimenti rimando ai link del sito IBM e ad una video-intervista a Luka Petrilli sul canale YouTube di Ibex Edizioni. Quest’ultimo è un interessantissimo approfondimento fatto da un addetto ai lavori sulla AI (in fondo all’articolo trovate i link).

 

Quali sono gli utilizzi attuali dell’AI?

La AI, oltre che per i vari assistenti digitali (Alexa, Siri, etc.) è a, tutt’oggi, utilizzata per la guida GPS, i veicoli autonomi e per gli strumenti di “AI generativa” (come l’ormai nota Chat GPT di Open AI), ma è solo un piccolo esempio dei tanti attuali utilizzi di questo strumento.

 

Giudizio sullo strumento

È quindi possibile, una volta compreso di cosa si tratta, cioè di un complesso software di elaborazione massiccia di una mole enorme di dati usati sia come base di “apprendimento” che come risposta ai quesiti o ai problemi a cui è dedicata la specifica AI, tentare di formulare un giudizio.

Si tratta di uno strumento che, per quanto potente, rimane tale e non deve essere considerato positivo o negativo in sé stesso.

Oltre a ciò, chiamarlo “intelligenza” genera un equivoco sul modo di operare che il software usa per fornire risposte ai problemi, tutte derivate dai dati di “apprendimento” e non da nuove idee generate dalla AI, allo stato attuale non possibili, come già visto. In ogni caso, l’elaborazione della incredibile mole di dati è sì rapidissima, ma non porta alcuna innovazione nelle soluzioni.

 

Giudizio sull’utilizzo

Diverso è il giudizio sull’uso che si può effettuare di questa tecnologia in campi in cui l’operatore umano è strettamente necessario o per usi di cosiddetta “Intelligence”.

L’aiuto di ChatGpt è stato parecchio utile a tantissime persone, soprattutto in campo tecnico o scientifico; molto meno in campo psicologico o umano. Altrettanto può dirsi dei vari assistenti, soprattutto per l’automazione della casa.

Viceversa, il riconoscimento facciale, che non è comunque esente da errori, o la profilazione di modelli comportamentali per identificare eventuali crimini (o criminali), sono due esempi nei quali l’applicazione della AI ha un rischio altissimo di etichettare arbitrariamente individui come potenzialmente pericolosi, cosa che peraltro già accade anche senza l’AI.

Oltre a ciò, in tutto questo si cristallizza l’idea che un individuo (o meglio: una persona) sia prevedibile o inquadrabile attraverso strumenti puramente statistici. Dal momento che la singola persona non è esclusivamente l’esito di una “programmazione” o degli antecedenti biologici o sociologici in cui essa si trova immersa, perché questo negherebbe a priori l’esistenza della libertà, non è possibile prevederne le intenzioni o anche solo le azioni su base statistica.

 

Conclusioni

Uno strumento in sé non può essere demonizzato (o divinizzato) a prescindere dall’uso che se ne fa, ma si guarda con attenzione al suo utilizzo così come alle conseguenze che ne derivano, che è sempre doveroso valutare.

Come sempre, il problema è una concezione dell’uomo, per lo più visto come un oggetto da utilizzare, un sistema da programmare o qualcosa in grado di generare profitto; quasi mai viene riconosciuto come un “unicum” irripetibile con una dignità che possiede a prescindere da quale progetto il sistema di turno abbia su di lui o dall’utilità che gli attribuisce. È evidente che le due alternative modificano l’atteggiamento nei confronti di tutti gli aspetti della realtà.

 

Fonti:

IBM – Cos’è l’intelligenza artificiale: Cos’è l’Intelligenza Artificiale (AI)?| IBM

Ibex Edizioni – L’Intelligenza Artificiale “spiegata facile” da un insider: Luka Petrilli: 🤖 L’Intelligenza Artificiale “spiegata facile” da un insider: Luka Petrilli – YouTube

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