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di Alessio Canu

Se cercate questi termini sulla Treccani, leggerete che, rispettivamente, indicano la condizione di parassitismo indipendente e quella di parassitismo nascosto, dove chi procaccia ruba risorse in maniera aggressiva, nascosta. Nel mondo animale è una condizione alla base di molte relazioni tra diverse specie animali. Ma si può vedere anche in maniera figurata nel mondo politico di oggi. Specie in questi tempi fatti di slogan scarsi di contenuti e, laddove presenti o ravvisabili, spesso sono ambigui o ipocriti.

Sarà che i venti di guerra e di riarmo, da alcuni mesi, spirano sempre più forti ed insistenti. Sarà che, come sempre, la maggioranza della popolazione non condivide le logiche del riarmo e della guerra (e fiori di generazioni sono state spazzate via nei conflitti mondiali, basta vedere le lapidi dei caduti in guerra affisse nelle piazze principali o nelle chiese di ogni comune). Sarà che si iniziano a unire i puntini che vedono una restrizione della liberalità e della democraticità del dibattito pubblico, la concentrazione di ricchezze e risorse nelle mani dei soliti pochi (e qua rientra la lotta alla speculazione energetica, la militarizzazione della società – DDL Sicurezza 1660 con il quale anche il manifestare pacificamente diventa di fatto perseguibile – mentre abuso d’ufficio e diversi altri reati vengono derubricati se non cancellati completamente). E, in più, c’è il fatto che oggi non si ascoltano e non si confrontano le opinioni, oggi si bolla e marchia chi la pensa in maniera diversa dalla nostra. Fatto sta che, oltre a tutto questo, si vanno ad avvelenare di altri contenuti le manifestazioni indette con uno scopo ben preciso.

Mi riferisco alla manifestazione a Roma di sabato 5 aprile. Una manifestazione contro il riarmo e la guerra, che è stata sfruttata maldestramente dalla Presidente della Regione e dai tifosi peones del suo partito per sviare il senso della giornata. Il palco della manifestazione è stato usato per passare la narrativa vittimista di un Sistema che li starebbe rigettando e che loro (naturalmente solo loro) sono l’antidoto giusto. Nel frattempo, i tifosi nostrani portavano uno striscione con scritto “Giù le mani dalla Todde”. Metodo perfetto per dimostrare come dietro una parte della politica sarda ci sia una mistificazione delle notizie e della narrazione, un modo per dimostrare di avere l’anello al naso e di poter essere trascinati ovunque, fino al burrone finale.

Fare quell’intervento e mettere quello striscione è fare quanto di più falso sia immaginabile. Perché, partecipando alla manifestazione di sabato, avrebbero dovuto dare una risposta a queste domande:
– se loro sono l’antidoto al sistema, perché non hanno contrastato i piani energetici nazionali con una legge urbanistica adeguata, se non già l’adozione della Pratobello ‘24?;
– se loro sono la Resistenza, perché questa resistenza, nel momento della gestione del potere (Conte 2 e Draghi), non hanno opposto obiezioni alla piega che stava prendendo la transizione energetica? Perché la nostra, da viceministro del MISE, non lanciò un appello affinché si prendessero le adeguate misure tutelari pe il bene dei Sardi?;
– perché non è mai stata spesa una parola sulla RWM di Domusnovas, sulla mancanza di determinate autorizzazioni, sulla necessità di chiuderla? Da lì partono doni di morte che, per lungo tempo, sono stati destinate all’Arabia Saudita per la guerra civile nello Yemen (e sui quali fece luce Mauro Pili);
– perché non è mai stata iniziata una discussione sulla chiusura delle basi militari sarde e una contestuale riduzione delle servitù isolane? Anzi peggio, da dove parte l’ossimoro di rendere le servitù militari “ecosostenibili” (ovvero dovrei pensare a delle bombe con disegnati sopra i fiorellini o a delle aiuole come bersaglio dei tank)?

Ecco, queste sarebbero le domande immediate. Poi ne avrei delle altre. Magari vorrei che si spiegasse come il dispositivo legislativo dovrebbe tutelare i Sardi, visti i molteplici fallimenti e le numerose impugnazioni. Senza considerare la recente pronuncia del TAR, secondo la quale l’impugnazione aprirebbe le porte a risarcimenti milionari per le multinazionali.[1] Pagheranno lei, il suo partito, la sua coalizione i soldi richiesti (ma attenzione alla rendicontazione!)?
È questo il suo modo di proteggere i diritti dei Sardi e di fare Resistenza? Con la mancanza di autorevolezza dettata dalla completa mancanza di autonomia e dall’incapacità di costruirsela per non dover deludere le dipendenze romane cui è sottoposta? Lei e loro non sono la Resistenza, sono parte del Sistema, sono un’opposizione sistemica funzionale al regime. Sono la miglior garanzia, come tutti i partiti nazionali e coloniali, per la prosecuzione del rapporto che mette la Sardegna in subalternità nei confronti di Roma, alla faccia dell’Autonomia Speciale. La Sardegna ai Sardi, non a chi dipende da altri lidi.

[1] https://www.google.com/amp/s/www.unionesarda.it/news-sardegna/rinnovabili-bloccate-dalla-moratoria-incostituzionale-il-tar-apre-la-porta-a-risarcimenti-milionari-cs3e1bgb%3famp=1

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