di Claudio Loria

In queste ore tiene banco, e non potrebbe essere diversamente, il mancato assassinio dell’ex presidente ed attuale candidato alla presidenza USA, Donald Trump.

Al netto di tutte le dietrologie e le fantasiose interpretazioni che pseudo giornalisti, pseudo opinionisti e pseudo scrittori stanno ipotizzando, quasi a voler incolpare Trump di trarne vantaggio elettorale per essere sopravvissuto, voglio provare a fare un quadro più generale della situazione attuale.

Il 15 maggio di quest’anno, il presidente della Slovacchia Robert Fico è stato vittima di un tentato omicidio, da parte di quello che la stampa mainstream ha dipinto come un pensionato, filosofo e pacifista, un brav’uomo insomma, che a causa dell’atteggiamento contrario alla guerra del presidente Fico, ha perso il lume della ragione e ha pensato di farlo fuori.

Il 25 giugno a Stoccarda, durante una visita del Premier ungherese Orban, una donna, che pare non essersi accorta delle barriere posizionate lungo il tragitto, ha travolto una moto della scorta, uccidendo il motociclista e mancando la vettura di Orban di pochissimo.

Ora l’attentato a Trump.

Il primo aspetto che colpisce è che, in tutti e tre gli episodi, i servizi di sicurezza addetti alla protezione dei Presidenti, hanno compiuto errori grossolani nel prevenire gli attentati: gli agenti della scorta di Fico, mentre egli parlava con le persone, stavano ad oltre un metro di distanza dal Presidente e questo ha consentito all’attentatore di sparare indisturbato.

L’attentatore di Trump è stato visto, da diverse persone presenti al comizio, camminare con il fucile e salire sopra l’edificio dal quale ha sparato. E’ stato segnalato agli uomini dei servizi segreti, ma nessuno è intervenuto fino a quando non ha sparato i primi colpi. Dopodiché è stato abbattuto dai cecchini della polizia.

Del tipo di protezione messo in atto lungo il tragitto del Presidente Orban, ho già fatto cenno.

Un altro aspetto che colpisce, ed è il più importante nonché il fulcro di tutta la faccenda, è la visione che Fico, Orban e Trump hanno della guerra in Ucraina e dei rapporti che il cosiddetto occidente libero ha con il resto del mondo, in special modo con la Russia.

Trump ha dichiarato innumerevoli volte che, se alla presidenza degli USA ci fosse lui, la guerra in Ucraina non sarebbe mai scoppiata e che quando ritornerà alla Casa Bianca, porrà fine al conflitto in pochi giorni. I repubblicani fedeli a Trump, soprattutto al Senato, creano i maggiori problemi a Biden nel finanziare costantemente Zelensky e il suo regime nazistoide.

Fico, dopo aver vinto le elezioni ad ottobre 2023, ha impresso un cambio nella politica estera slovacca a 180°, interrompendo ogni invio di materiale bellico all’Ucraina, dichiarando ogni volta che si presentava l’occasione, che la Slovacchia si sarebbe sempre opposta all’ingresso nella NATO di Kiev e, in piena contrapposizione con la politica estera della UE, ha sempre mantenuto rapporti amichevoli con la Russia.

Così come fatto da Orban e dall’Ungheria, che non solo non hanno mai inviato armi, ma hanno sempre continuato ad avere rapporti commerciali con Mosca, acquistando petrolio e gas russo senza mai aderire alle sanzioni che l’Occidente ha emesso contro la Russia.

Ma il più grande “crimine”, agli occhi occidentali, Orban lo ha commesso dal 1° luglio, da quando cioè l’Ungheria, ha la presidenza dell’Unione Europea. Si è messo in testa di cercare una soluzione diplomatica alla crisi ucraina, (che razza di individuo può mai essere uno che si rifiuta di fare la guerra e cerca una soluzione pacifica…), recandosi dapprima a Kiev a parlare con Zelensky, poi addirittura con Putin e infine, come se la misura non fosse colma, anche col Presidente cinese Xi Jin Ping. Tutto questo per cercare una soluzione, che metta al tavolo delle trattative, le nazioni coinvolte direttamente ed indirettamente (leggi USA, GB e UE) nel conflitto russo-ucraino. Questo tentativo di mediazione per la pace viene osteggiato dai restanti paesi UE, con tanto di minaccia, finora rimasta tale, di votare per far decadere l’Ungheria dalla presidenza dell’Unione.

E’ chiaro che i centri di potere sovranazionali, coloro che muovono le fila dei burattini che sono all’apice dei governi europei e che governano la politica americana (a meno di non credere che Biden con il suo amico immaginario, siano veramente i detentori delle leve di comando), non riuscendo a piegare alcuni politici liberi ai loro diktat, provano con la violenza omicida a raggiungere il risultato sperato, di arrivare cioè allo scontro diretto con la Russia, con l’Europa a fare da campo di battaglia.

Possiamo ascrivere i comportamenti degli uomini all’interno di due grandi macro categorie: dai rapporti che ognuno di noi ha nel proprio quotidiano, fino ai rapporti internazionali tra Stati, gli uomini possono decidere di confliggere, oppure di cooperare.

Forse esistono delle eccezioni nei rapporti privati, dove ci si può anche ignorare, ma questa opzione non è contemplata nelle relazioni internazionali.

Le Nazioni possono optare per creare tensioni, fratture nei rapporti, fino ad alzare muri che portano inevitabilmente al conflitto.

Oppure, le Nazioni possono dare spazio, sempre e comunque, alla diplomazia e alla mediazione, per la costruzione di relazioni che abbiano solide basi nel rispetto reciproco, nel reciproco riconoscimento di pari diritti e doveri e nella cooperazione per il raggiungimento di obiettivi comuni.

Pensiamo alla storia europea dal secondo dopoguerra ad oggi, quali fini si prefiggevano i nostri padri costituenti, su quali basi l’Europa ha dato via al MEC (Mercato Comune Europeo n.d.r) nel 1957 e quali erano le premesse per questa istituzione.

Pensiamo ora alla Russia, alla sua storia di Paese che nei secoli è sempre stato aggredito e mai aggressore, che ha resistito ai tentativi di invasione del proprio territorio e al sacrificio che ha sopportato nella seconda guerra mondiale. 27 milioni di morti. Più di tutte le altre nazioni coinvolte, messe assieme.

E poi pensiamo alla storia degli Stati Uniti d’America, a tutte le guerre fatte, ai colpi di stato di cui sono stati artefici nel mondo, a cominciare dal Sud America, alle destabilizzazioni e ai condizionamenti che hanno operato, in Italia, in tutta Europa e nel Sud-Est Asiatico dal 1945 ad oggi.

Pensiamo che quell’enorme mostro economico – burocratico che è il Pentagono ha un budget di spesa annuale di quasi 900 miliardi di dollari, praticamente il PIL italiano.

Pensiamo a quello che l’ex presidente Eisenhower definì, per primo, il complesso militare -industriale e alle sue dichiarazioni circa l’enorme potere che esercita sul governo centrale.

Pensiamo alle agenzie di intelligence americane, alle multinazionali – centri di potere economico finanziario, alcune delle quali con fatturati che superano il PIL della maggior parte dei paesi africani e di molte nazioni asiatiche, e a come possono influenzare, con le loro lobbies, le carriere dei politici e le decisioni dei governi, finanche le elezioni presidenziali.

Pensiamo a tutto questo e possiamo renderci conto di chi siano le mani che muovono le fila.

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