di Michele Carta

Vorrei proporre qualche rapida riflessione a seguito degli accadimenti occorsi in Siria.

1) A quanto si è potuto sapere e vedere da articoli e video presenti sui social, sembra che i terroristi amici della Nato stiano effettuando una pulizia etnica contro le fasce cristiane residenti in Siria. Come mai, mi domando, ai terroristi è stata data mano libera per sterminare i cristiani senza che nessuno Stato europeo abbia mosso un dito anche solo con una mezza parola di protesta o con un intervento diplomatico per, almeno, interrompere questa tragedia? Io credo che questo “lasciar fare” sia ricollegabile anche al piano che le élites occidentali hanno elaborato in ambito storico e culturale a danno dell’Europa. L’Europa, per secoli infatti, si è identificata come difenditrice e protettrice della cristianità e della Chiesa in tutto il mondo conosciuto, in contrapposizione all’universo “infedele” musulmano. Ci sono state le crociate, ci sono stati tanti altri episodi come le guerre contro gli Ottomani e tanti altri elementi di differenziazione sociale e culturale tra Europa cristiana e mondo mussulmano.

Eppure, solo in questi ultimi 20 anni si assiste ad una totale e feroce devastazione culturale/religiosa dell’Europa con attacchi diretti alla chiesa e ai suoi valori. Si assiste, difatti, ad un attacco costante ai valori cristiani immateriali e materiali del nostro continente, come ad esempio la distruzione della cattedrale francese di Notre Dame e l’incendio di tante altre piccole chiese; la dissacrazione dei valori morali cristiani con esibizioni di blasfemia woke come capitato alle ultime Olimpiadi; la feroce laicizzazione dei valori cristiani negli apparati/enti pubblici italiani con susseguente reiterata sostituzione di tali valori con quelli woke/globalisti. Dunque, un’Europa che vede la propria storia religiosa ed identitaria attaccata e sostituita coi valori woke, in un processo di destabilizzazione sociale che mira alla fluidità dell’identità e alla distruzione del tessuto morale e sociale dell’Europa intera.

A questa devastazione morale e identitaria credo si debbano ricollegare sia il massacro concesso ai terroristi in Siria ove, tra le tante cose promesse dai loro padroni, credo sia stato loro permesso proprio di fare il repulisti di chi non rientrava nei loro schemi, e si debbano ricollegare pure i silenzi delle nazioni europee, le cui classi dirigenti woke hanno ricevuto direttive di lasciare che il massacro di cristiani insegni al mondo che l’era del cristianesimo è volta o sta volgendo, dal loro punto di vista, alla fine. In Europa distruggono i valori, lì in Siria direttamente distruggono fisicamente la gente cristiana.

2) Altro elemento da valutare nella questione siriana è la possibilità che la Turchia invii i suoi terroristi dalla Siria fino alla Libia. Se facessero una cosa simile, prevedo non solo un arrivo costante di immigrati con il beneplacet delle élites occidentali, le quali fino ad oggi hanno favorito l’arrivo sistematico di stranieri e clandestini da usare come forza lavoro in sostituzione degli Europei e da usare come destabilizzatori culturali e morali dell’Europa al fine di creare un continente senza più identità precise

ma con tante sfaccettature woke fintamente multiculturali. E prevedo, pure, cosa assai grave, che, se in Italia si dovesse creare un fronte ben preparato anti-globalizzazione, anti-woke e anti-colonizzazione anglosassone, le élites anglo-americane non esisterebbero un minuto a dar l’ordine ai predetti terroristi di muoversi via mare contro l’Italia. E, se ciò accadesse, la Sardegna sarebbe sicuramente un punto di attacco molto probabile; dal momento che, se i suddetti terroristi dovessero essere supportati da una buona logistica (leggasi supporto Nato) e sostenuti da una buona catena di rifornimenti in base a quanto loro necessario, potrebbero invadere l’isola e usarla come punto di partenza per altre scorrerie e attacchi. Ciò si collegherebbe bene all’articolo che ho scritto sulla Sardegna isolata dall’Italia in caso di catastrofi di natura umana e non,[1] dove spiego che non solo la Sardegna non avrebbe una classe dirigente autoctona in grado di fare qualcosa per l’isola e per il bene degli isolani sardi, ma qui aggiungo pure che, dal mio punto di vista, la Sardegna non avrebbe nemmeno una struttura militare idonea alla difesa nel medio-lungo periodo. Ciò si può dedurre facilmente sia dal fatto che i Sardi, come tutti gli occidentali, sono ormai troppo avvezzi al benessere e alla vita molle del mondo consumista e dei valori woke, che inebetiscono le persone, sia dal fatto che il nostro esercito è da anni privo, sul campo, di esperienza bellica de facto secondo i nuovi criteri e schemi bellici sviluppatisi susseguentemente alla guerra/operazione speciale tra Russia e Ucraina. I terroristi filo-Nato hanno, infatti, dimostrato in Siria di essere stati addestrati secondo i dettami di guerra attuali, con uso di droni e di quant’altro sviluppato e sperimentato nei fronti della suddetta guerra ucraina. I militari italiani mancano di tale preparazione sul campo e possiedono solo bagaglio bellico teorico e in uno scontro con un esercito terrorista già avvezzo alla guerra moderna non credo in una tenuta militare nostrana assai efficace. Tali fattori, se messi insieme, fanno capire come la guerra non sia più un affare per popoli occidentali, sardi men che meno. Nella speranza che questa mia ultima visione militare sia sbagliata, vedremo come andrà avanti il disastro siriano. Nel frattempo, prendiamo atto che le élites anglosassoni hanno aperto nuovi scenari

di scontro in ambito militare ma anche culturale, e alla fine, come già detto, la vittima di tutto l’ambaradan globale saremo noi Europei.

[1] https://www.democraziasovranapopolaresardegna.it/sardegna-visione-ipotetica-in-un-futuro-bellico/

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