di Alessio Canu

Nota dolente storica italiana (e sarda) è il disservizio idrico, legato alle perdite di una rete mai sistemata adeguatamente in relazione ai problemi di manutenzione storici e a nuove problematiche legate alle variazioni climatiche e metereologiche. Variazioni che comportano un clima più torrido, precipitazioni meno frequenti, più impetuose e irregolari. Alla lunga il livello di riempimento dei bacini presenti cala e rende necessari: il razionamento della distribuzione idrica, interruzioni della fornitura di acqua e disservizi. E ciò nonostante le tariffe folli applicate dalla società; pratiche che sono già state sanzionate portando al risarcimento dei contribuenti danneggiati.

Viene da chiedersi: sarebbe stato possibile evitare queste restrizioni, questi disservizi, specie nelle zone interne, notoriamente più ricche di acqua? La risposta è sì.

Chiaro, i cambiamenti metereologici e la modifica del tono delle precipitazioni non dipendono dall’azione politica di chi ha amministrato il bene pubblico (specie quello più prezioso, l’acqua). Ma le azioni di riparazione delle condotte vecchie e malandate, la loro sostituzione con altre nuove ed efficienti, soprattutto nelle zone a maggior incremento demografico, ma pure in zone come la nostra, dove possiamo contare su una sorgente come Su Gologone, quelle assolutamente sì.

Nel 2024 la Sardegna risulta essere la regione italiana con le maggiori perdite idriche: il 52% (contro il 42% nazionale).[1] Un litro su due viene perso, e oltre alla quantità cala la qualità percepita da parte degli utenti, tanto che sempre meno sfruttano l’acqua fornita dal rubinetto.

Quali le soluzioni? La gestione di questa emergenza idrica (assurda che si verifichi in inverno) richiederà molti mesi e anni.[2] I ritardi colpevoli accumulati dalle varie amministrazioni regionali devono essere eliminati. È necessario partire con i lavori di laminazione delle dighe già esistenti, lavori di sostituzione delle condotte malandate nei vari paesi, creazione di nuovi serbatoi e la creazione di manufatti locali che permettano la raccolta delle acque pluviali.

Poi c’è da mettere in conto l’aspetto politico, legato alla governance di Abbanoa e alla sua malagestione che in vent’anni ha provocato un crollo della qualità del servizio. Al netto dell’aumento degli stipendi dei suoi dirigenti e dei continui disservizi che esasperano la popolazione.

[1] https://www.google.com/amp/s/www.rainews.it/amp/tgr/sardegna/articoli/2024/03/spreco-dacqua-la-sardegna-prima-in-italia-per-perdite-nelle-reti-comunali-a1416e36-85a2-469c-aa4f-06129e82e29c.html

[2] https://www.unionesarda.it/news-sardegna/nuoro-provincia/siccita-acqua-razionata-nel-nuorese-la-regione-al-lavoro-per-risolvere-la-crisi-x7ldriua

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