di Michele Carta

Vorrei condividere con voi una riflessione sulla quale, da storico, ragiono; una visione ipotetica della Sardegna inserita in uno scenario bellico. Partirei ricordando qualcosa proprio in merito alla Sardegna e alla sua storia.

I giudicati sardi si crearono dalla caduta dell’impero bizantino, quando i mussulmani invasero il nord Africa e tagliarono fuori tutti i collegamenti marittimi tra la Grecia bizantina e le province imperiali tirreniche. Il mar Tirreno era bloccato dalla pirateria mussulmana e, con la caduta della Sicilia in mani arabe, la Sardegna dovette affrontare gli eserciti mussulmani per proprio conto fronteggiando le scorrerie marittime dei medesimi, riorganizzando l’isola per propria volontà e con le proprie forze.

Da qui nacque l’identità autoctona sarda da cui noi deriviamo o, meglio, da cui eravamo derivati (dato che di Sardi inquanto popolo, oggi, nell’isola non ce n’è più) e che ci hanno distinti dagli altri popoli autoctoni delle varie parti del mondo.

Fatto questo preambolo, osservo cosa sta succedendo a livello globale, ove i mondialisti guidati dalle élites americane stanno destabilizzando il mondo, e qui s’inscrive la mia riflessione, in stile “ipotesi accademica”, sulla Sardegna in uno scenario eventuale di guerra o di altra situazione catastrofica.

Come detto, le élites globaliste stanno aprendo fronti di guerra ovunque prima che Trump possa iniziare il suo mandato, affinché, una volta in carica, egli si trovi costretto a lasciarsi trasportare dagli eventi avviati dagli ex governanti mondialisti e non possa reagire né intervenire in nessun modo per aggiustare le cose mandate in malora dai globalisti. Una volta che i pozzi sono avvelenati, l’acqua potabile Trump non la potrà riportare più.

Gli USA hanno scatenato disastri militari in Ucraina e Siria; sono dietro al tentativo di rivoluzione colorata in Georgia; si sono adoperati nell’addestramento di truppe berbere nell’Africa sahariana contro le truppe russe ivi presenti e contro gli eserciti africani delle nazioni che in questi mesi hanno deciso di affrancarsi dal controllo coloniale occidentale. Ancora, le élites americane hanno avviato in Corea del Sud un tentativo di controllo militare sulla nazione attraverso lo stato di emergenza militare dichiarato dai vertici politici della stessa Corea e, in ultimo, ci è utile ragionare sullo sconquasso creato dal risultato di un’elezione democratica in Romania.

Cosa andrebbe a succedere se una cosa del genere capitasse anche in Italia? Ma nello specifico isolano, cosa succederebbe alla Sardegna se, in caso di scoppio di una guerra mondiale o di un altro accadimento politico tragico/grave, il territorio rimanesse isolato completamente dal resto del continente italiano?

Come sarebbe pronta a reagire la Sardegna oggigiorno se, politicamente e istituzionalmente, se la dovesse cavare da sola?

Quale classe politica o, meglio, elitaria potrebbe guidare e governare la Sardegna contando solo sulle proprie forze isolane e sulla propria sola economia locale, dato che dal continente non arriverebbe più nulla?

Come fecero i giudicati sardi isolati da Bisanzio, riuscirebbe la nostra isola a cavarsela organizzandosi come un vero e proprio stato indipendente?

Queste domande sembrano di poco conto ma non lo sono. Servono a capire se la Sardegna sia in grado di reagire all’improponibile e al non prevedibile; servono a capire se i Sardi, suddivisi in classi sociali tra élites e popolo, siano in grado di gestire se stessi e se siano in grado di funzionare come nazione, gestendo la propria economia, il proprio esercito, la propria politica e tutti gli altri settori che interessano una nazione.

Io credo che la Sardegna dovrebbe preparare una nuova classe elitaria e politica locale pronta a qualsiasi evenienza e a qualsiasi possibile disastro militare e politico possa capitare.

Credo spetti alle avanguardie del mondo multipolare sardo creare una nuova élites preparata a questa eventualità di distacco, momentaneo o meno, dal continente italiano e dallo Stato italiano.

Come ho spiegato nel mio articolo sulle élites e la loro storia in Sardegna,[1] la nostra isola non ha più un’autentica e reale classe elitaria locale ed autoctona da almeno sei secoli, dopo la caduta del regno di Arborea, e, sempre nel suddetto articolo, spiego come il popolo di qualsiasi nazione, Sardegna compresa, conti poco o nulla a livello sociale e politico negli andamenti di uno Stato.

Fatti questi ragionamenti, va da sé, dunque, che solo una forza politica legata al campo della “sinistra multipolare” come DSP potrebbe formare, partendo da zero e con in più i giusti valori di Giudicalità (o Arborensità), una nuova classe politica ed elitaria che sia in grado anche di affrontare un problema enorme come quello che io sopra ho proposto come “ipotesi accademica” di distacco politico e istituzionale dell’isola dal resto del continente.

In periodi come questi di terza guerra mondiale frammentata in vari luoghi, è giusto e doveroso fare anche ragionamenti di siffatta sorta, pur se in via preventiva ed in forma di teoria pura.

[1] https://www.democraziasovranapopolaresardegna.it/riflessioni-sullindipendentismo-sardo/

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